Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2014
Durata:52 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. MOTHER RUSSIA
  2. THEY'RE CALLING YOUR NAME
  3. EMPIRE
  4. LAND OF FROZEN TEARS
  5. FIREWIND
  6. WHERE ANGELS PLAY
  7. BATTLE OF LENINGRAD
  8. NO WAY OUT
  9. OUR WORLD
  10. RAIN

Line up

  • Tony MacAlpine: guitars
  • Vitalij Kuprij: keyboards
  • Mark Boals: vocals
  • Timo Tolkki: bass
  • Jami Huovinen: drums

Voto medio utenti

Questa sì che è una sorpresa, mai mi sarei aspettato di ritrovare i Ring of Fire dopo tutto questo tempo: infatti sono passati ben dieci anni dal loro ultimo lavoro intitolato "Lapse of Reality", uscito per Frontiers nel lontano 2004.

Sempre per Frontiers arriva il nuovo "Battle of Leningrad", quarto album in studio per Mark Boals e compagni se escludiamo il live del 2003 "Burning Live In Tokyo 2002", e con l'ex singer di Malmsteen ritroviamo Vitalij Kuprij alle tastiere e Tony MacAlpine alla chitarra, mentre carrambata al basso con l'ingresso in formazione nientepopodimenoche di Timone Tolkki che ha cambiato strumento e si è evidentemente portato dietro un altro finnico come Jami Huovinen alla batteria.

Ovviamente non ci discostiamo nemmeno di un millimetro da quel metal neoclassico da sempre proposto dai Ring of Fire, e con tutto il bene l'originalità e la personalià della band è sottozero, anche senza voce questo disco sembra un outtake di un qualsiasi disco, non proprio ispiratissimo, del maestro Yngwie, se poi ci aggiungiamo Boals dietro il microfono ecco che l'ennesimo "Trilogy Parte II" è servito, senza averne ovviamente le stesse doti e qualità.

Anzi, a dirla tutta al primo ascolto questo "Battle of Leningrad" mi ha lasciato decisamente freddino ed anche la loro carriera, nonostante decenti risultati commerciali, non è mai stata artisticamente un granchè , con dischi privi di continuità, composti solamente da isolati sprazzi e l'induscutibile tecnica individuale dei musicisti che si sono avvicendati in questo che è nato come un progetto personale di Mark Boals.

La classica frase "cresce con gli ascolti", da quanto volevo usarla! E questo è proprio il caso, di un disco che man mano viene assimilato e diventa "bellino", bellino ma nulla più, godibile ad un ascolto leggero e spensierato ma che temo non potrà nulla in termini di longevità contro il passare dei mesi.

Tra la produzione, troppo secca e sbilanciata a favore della solista (col suono identico spiccicato alla Fender avorio di Yngwie), e qualche brano sottotono il disco parte malino con le tentennanti "Mother Russia" e "They're Calling Your Name", che potrebbe tranquillamente figurare su "Fire & Ice" come sonorità.
Col passare dei minuti emergono le cose migliori, l'anhemica e stratovariusiana "Land of Frozen Tears" e l'hit "Firewind", trascinante e tellurica nelle parti veloci e monumentale in quelle lente e finalmente convincente al 100%.

Di nuovo qualche alto e basso con la title track sugli scudi e una "Where Angels Play" decisamente troppo copia/incolla da qualsiasi brano power anni '90, fino a giungere alla buona doppietta finale "Our World", ballatona strappalacrime, e la conclusiva "Rain" che, proprio come tutto questo disco, si lascia ascoltare anche grazie a bei riff di chitarra in sottofondo, ma senza alcun brivido di esaltazione e con tastiere poco incisive. Boals, bontà sua, si dà sempre da fare con un dannato e dimostra una tigna invidiabile, ma da solo non può fare miracoli.

Anche questo album, come accaduto lungo tutta la carriera dei Ring of Fire, è un disco da consigliare, assai tiepidamente, a tutti gli amanti dei suddetti musicisti e del metal neoclassico, ma in giro c'è MOLTO di meglio, oggi e nel passato.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 gen 2014 alle 02:06

Beh io ho solo sentito qualche pezzo sul tubo e non tutto il disco ma diciamo che rispetto agli ultimi dischi di Malmsteen meglio i Ring Of Fire tutta la vita sia per i brani in se che per la produzione :D

Inserito il 28 gen 2014 alle 00:09

dici che ho esagerato...? boh...di certo non è un disco che consiglio ma magari a qualche estimatore di bocca buona...

Inserito il 27 gen 2014 alle 23:33

ascoltato oggi...Graz sei troppo buono...brutto album... ps.Vitalij Kuprij? ma gli Artension non esistono +? non che ne senta la mancanza...

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