Killers - Menace to Society (remastered + bonus tracks)

Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:non disponibile
Etichetta:Metal Mind Records

Tracklist

  1. ADVANCE AND BE RECOGNIZED
  2. DIE BY THE GUN
  3. MENACE TO SOCIETY
  4. ?
  5. THINK BRUTAL
  6. PAST DUE
  7. FAITH HEALER
  8. CHEMICAL IMBALANCE
  9. A SONG FOR YOU
  10. THREE WORDS
  11. CONSCIENCE
  12. CITY OF FOOLS
  13. DIE BY THE GUN (LIVE REHEARSAL RECORDINGS)
  14. FAITH HEALER (LIVE REHEARSAL RECORDINGS)
  15. A SONG FOR YOU (LIVE REHEARSAL RECORDINGS)
  16. CHEMICAL IMBALANCE (LIVE REHEARSAL RECORDINGS)
  17. THREE WORDS (LIVE REHEARSAL RECORDINGS)

Line up

  • Paul Di'Anno: vocals
  • Cliff Evans: guitars
  • Gavin Cooper: bass
  • Steve Hopgood: drums

Voto medio utenti

Mannaggia Paul, quanto fai arrabbiare…
Nemmeno il tempo di godersi un ottimo album come Murder One, potenzialmente in grado di spianare il tortuoso percorso che conduceva fuori dall’ombra di un passato ingombrante… e Di’Anno pensa bene di farsi imprigionare in una ridente galera losangelena, dopo aver picchiato e minacciato di morte una delle sue tante mogli e, per non farsi mancare niente, essersi fatto beccare in casa una discreta quantità di coca e un bell’Uzi (non si sa mai, con tutti i criminali che ci sono in giro…).

Tutto sommato, al turbolento cantante andò anche bene: se la cavò con “soli” quattro mesi di carcerazione, al termine dei quali ricontattò i vecchi compari, donando così i natali al secondogenito dei Killers. Non arrivo a dire che sarebbe stato preferibile un aborto spontaneo, ma di certo il nuovo pargoletto non si rivelerà bello come il primo…

Molti critici dell’epoca (siamo nel 1994), ad onor del vero, accolsero con entusiasmo Menace to Society, definendolo coraggioso, martellante, moderno… Aggettivazione ridondante (ve lo dice un esperto nel campo): bastava un nome per inquadrare alla perfezione il lavoro.
Pantera.

Già: se credevate che il grande The Positive Pressure (of Injustice) degli Extrema fosse l’album che più attingeva (per non dire scopiazzava) da capolavori del calibro di Cowboys From Hell e Vulgar Display of Power, dovrete ricredervi. Posate le orecchie sul riff di Die by the Gun, e ditemi un po’ che ne pensate…

“Beh, e che c’è di male in tutto ciò? Anche Rob Halford fece lo stesso coi Fight!” potrebbe obiettare qualcuno.
Parallelismo non del tutto peregrino, eppure vanno svolti alcuni distinguo: in War of Words l’imitazione era meno sfacciata, e soprattutto si trattava di un disco fantastico.
Menace to Society, al più, può esser definito passabile.
Tutto, ma proprio tutto, rimanda al sound dei Pantera… in peggio: il drumming del fidato Steve Hopgood sarebbe identico a quello di Vinnie, se non gli mancassero la potenza e il groove devastanti dell’originale. Stesso discorso per Gavin Cooper, in questa sede sorta di Rex dei poveri. Ancor più evidente, poi, il plagio continuo di Cliff Evans ai suoni, agli effetti, alle tecniche del compianto Dimebag, che tuttavia rimane di un altro pianeta (vi basterà confrontare gli assoli dei due per accorgervene).

Purtroppo, nemmeno il singer di Chingford di sottrae alla triste opera di emulazione. Anzi, direi che proprio la sua performance costituisce la nota più dolente.
Di’Anno non avrà l’estensione di Bruce Dickinson, non sarà un mostro di tecnica, ma di certo possiede una voce splendida quanto riconoscibile e una timbrica particolarissima, che sa essere graffiante e calda al tempo stesso.
Così, sentire quella voce lanciarsi in rantoli, grugniti e urlacci nel vano tentativo di scimmiottare Phil Anselmo (altro cantante in teoria meraviglioso, se solo se ne ricordasse), è piuttosto doloroso.

Il songwriting, oltretutto, non è dei più ispirati. Dimenticatevi pezzi schiacciasassi come Fucking Hostile e Domination: qui dovrete accontentarvi delle loro imitazioni, alle volte buone (la già citata Die by the Gun, Chemical Imbalance), alle volte meno (Think Brutal, la title track).
Proseguiamo la carrellata con un paio di This Love dei poveri (Three Words, carina, e Past Due, bruttarella anzichenò), e con alcuni brani francamente orribili (parlo di ?, inascoltabile, dell’irritante Faith Healer e della conclusiva City of Fools, che chiarisce come nemmeno l’imitazione dei Faith No More sia la specialità della casa).
E per fortuna che A Song for You non è una cover del famigerato pezzo omonimo del Vasco nazionale…

Da ultimo, non contribuiscono affatto alla buon resa del prodotto le lyrics, a dir poco deprimenti.
Ok, che Paul non possedesse la sottigliezza lessicale di Oscar Wilde o la profondità emotiva di Joseph Conrad lo si sapeva, ma qui siamo veramente a livelli infimi. I testi fanno sembrare un fine trattato di sociologia l’ingenuo inno alla ribellione di Running Free (“spent the night in an L. A. jail”: molto profetico…).
L’impressione è che il feeling rude e violento del disco sia stato utilizzato come pretesto per confezionare lyrics involute, di disarmante banalità, degne di un adolescente represso.
Highlight negativi il refrain di Menace to Society (rime da denuncia) e il finale di Faith Healer, con quel “Can I put my hands on you?” ripetuto all’infinito e cantato malissimo (neanche fosse The Angel and the Gambler).
Non risollevano le sorti del platter le live version che la Metal Mind Records ci propone; quantomeno, i fan sfegatati come il sottoscritto apprezzeranno.

Ci troviamo quindi di fronte a un lavoro vastamente inferiore a Murder One; ciò che è peggio, a un lavoro senza personalità. Se come me amate tanto i Pantera quanto quel birichino di Paul Andrews (vero nome), dategli una chance; diversamente, sorvolate.
Sufficienza di stima.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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