Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:73 min.
Etichetta:Earache
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. ECHOES
  2. VAGUE ILLUSIONS
  3. LEAVE ME HERE
  4. WAITING FOR YOU
  5. ADRIFT
  6. WHITE CELL
  7. CROSSING OVER
  8. INTO THE BEYOND

Line up

  • Klas Rydberg: vocals
  • Erik Olofsson: guitars
  • Thomas Hedlund: drums
  • Magnus Lindberg: percussions, guitars
  • Johannes Persson: guitars
  • Andreas Johansson: bass
  • Anders Teglund: synths

Voto medio utenti

Ho un rapporto particolarmente controverso con questi svedesoni dall'animo malinconico e rabbioso... nonostante riesca quasi sempre ad afferrare il grande lavoro che sta dietro ad ogni loro uscita, finisco poi per ritrovarmi troppo critico e poco soddisfatto per quanto riguarda il risultato artistico finale. Per essere una band che si fa portavoce soprattutto di emozioni, la loro musica puzza ancora troppo di sintetico! Tutto sembra studiato e pianificato fino all'ultimo arrangiamento, senza spazio per il feeling personale dei musicisti, anche nella stessa fase esecutiva. C'è una freddezza nelle composizioni che allontana la band dall'ascoltatore, come se dopo averlo convinto ad entrare in questa esperienza musicale gli strumentisti decidessero di lasciarlo da solo ad affrontare il doloroso viaggio. Qualche sprazzo di luce c'è, come ad esempio nell'Opethiano finale di "Crossing Over", ma in generale è proprio quando sentiamo qualcosa di familiare che ci appassioniamo maggiormente alla musica dei Cult of Luna. Echi dei penultimi Katatonia nelle partiture più delicate, e qualche esplosione di rabbia alla Anathema periodo centrale ci riportano nuovamente in una dimensione che abbiamo già sperimentato altre volte. Rispetto al precedente "The Beyond", gli interventi della voce sono diminuiti e rimangono concentrati in alcuni punti delle composizioni, lasciando il campo a lunghe, lunghissime suite strumentali che a tratti sembrano quasi non voler finire mai. I sette membri sembrano eccessivi, e non contribuiscono neanche a rendere i Cult of Luna una band di culto, come mi è capitato di leggere in altre recensioni. La stessa cosa vale per le definizioni di avantgarde che ho sentito applicare anche a questi svedesi: qui c'è solamente del doom metal che a volte si avvicina al gothic e altre volte si concede liberamente all'hardcore. Una via di mezzo, che la maggior parte delle volte suona rock quanto basta anche grazie all'ottima produzione. Ma tutto ciò non basta ad eliminare quella sensazione di finto. Peccato.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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