Copertina 5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:53 min.
Etichetta:Bakerteam Records

Tracklist

  1. BLACK UNIVERSE
  2. LAST DAY ON EARTH
  3. THE ROSE IN WIND
  4. PULSAR
  5. PEACE DENIED
  6. FOUR STEPS IN GRAY
  7. IMMORTAL FORCE
  8. BETWEEN

Line up

  • Luca Liotti: Guitars, Vocals, Synthesizers
  • Claudio Tovagli: Drums
  • David Cangi: Bass
  • Francesco Betti: Guitars

Voto medio utenti

Per carità, per carità di dio! Ma davvero nel 2014 siete ancora attratti da voci sussurrate e filtrate su basi metal oscure e forzatamente "dark"? Ma davvero ancora vi colpiscono quelle sonorità a cavallo tra "Wildhoney" dei Tiamat e "Amok" dei Sentenced? Ma davvero davvero, i Tristania e i My Dying Bride sopravvivono in voi? Ma và, io pensavo fossero una cosa come il grunge...

Vabbé. Gli italianissimi Inner Shrine perdono uno dei due "soci" fondatori, ossia Leonardo Moretti, e il superstite Luca Liotti si riscrive la line-up, per poi dare alle stampe il summenzionato "Pulsar". Ora, non vorrei che la mia introduzione vi avesse sviato; lì, davo libero sfogo alle mie PERSONALISSIME opinioni, ma d'altronde faccio il recensore, mica dispenso la verità eterna! Per quella rivolgersi ai vari Gesù, Buddha, Maometto, Goku, Peppa Pig.

Tornando a bomba, "Pulsar" è un concentrato sonoro di qualcosa a cavallo tra il gothic e il doom, con un'attenzione maniacale per i filtri vocali, che fanno tanto "mefistofelico", e per le atmosfere cupe e decadenti, il tutto condito da accelerazioni repentine ed improvvisi cambi di atmosfera, che dovrebbero farti esclamare ad alta voce: "Ohibò!". I brani, ahinoi, si assomigliano tutti in maniera preoccupante, e lasciano alla fine della fiera la sensazione di avere ascoltato 52 minuti di control c e control v. So benissimo che queste mie parole mi attireranno le ire dell'italico combo, verso il quale non ho il minimo rancore, essendomi assolutamente sconosciuti (se non di fama). E hai voglia di raccontarmi di un "interessante concept sulla fine del mondo, il mutamento e l'evoluzione" (scoperto su wiki) se poi non mi mandi una riga di testo, e le parti "cantate" sono indecifrabili! Ma, onestamente, a me "Pulsar" ha dato proprio quella sensazione lì. Se doveste chiedermi quale brano mi ha colpito particolarmente, farei fatica a ricordarne uno che riesca a distinguersi dalla massa. Sarò io che sono invecchiato e ho l'orecchio troppo smaliziato, sarà che di musica simile ne ho sentita talmente tanta negli anni '90 che considero il genere saturato e morto da tempo, ma a me questo album non convince proprio.

In alto comunque il vessillo delle bands italiche, andate tutti ad acquistare "Pulsar" degli Inner Shrine, ascoltatelo, graditelo e poi tornate qui ad infamarmi. Con cognizione di causa, però, eh. Occhio che vi sgamo.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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