Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:50 min.
Etichetta:Abyss Records

Tracklist

  1. CLAIM YOUR PLACE WITH THE GODS
  2. ONE STANDS STILL HERE
  3. INVICTUS
  4. WE ASSIST DEATH
  5. SHADOW OF THE WOLF
  6. AS THE SNOW GATHERS
  7. ECHOES THROUGH OUR BLOOD
  8. AGAINST ALL ODDS (ALL THE BATTLES TO COME - PART II)

Line up

  • Thule : bass, vocals
  • Tyrith : drums
  • Praetorian : guitars, keyboards, vocals
  • Maulgrim : guitars, backing vocals

Voto medio utenti

Dieci lunghi anni sono passati da quando nel 2003 Praetorian e Maulgrim decisero di fondare gli Eternal Helcaraxe, ennesima band che deve il proprio monicker a J.R.R. Tolkien, da li in poi solo un demo e un Ep…Non si può certo rimproverare alla band di aver fatto le cose di fretta, ma certamente il lungo tempo trascorso tra la scrittura e la pubblicazione dei pezzi ha fatto si che rendesse il sound della band già…datato! Infatti nei 50’ dell’album si può cogliere un po’ tutto quanto detto negli ultimi vent’anni in ambito epic/pagan black metal senza dimenticare la lunga ombra degli Amon Amarth, che non vanno mai dimenticati quando si parla di epicità e metal. Come intuibile gli irlandesi E.H. si muovono a cavallo tra death e black melodico, con quest’ultimo che si lascia preferire, quando infatti è la componente black più selvaggia a prendere il sopravvento i pezzi risultano allo stesso tempo piacevolmente melodici ed estremi, mentre quando è il alto death della proposta a primeggiare si va incontro più facilmente a dei momenti di stanca. A tal riprova basterebbe ascoltare la magnifica “One Still Stands Here” , il mio pezzo preferito dell’album, dove mi è sembrato di ascoltare un incrocio perfetto tra gli imprescindibili Sacramentum di “Far Away From The Sun” e i finnici Thy Serpent di “Lord Of Twilight” . Quando invece si vogliono far forzatamente coesistere gli In Flames di “Colony” con gli Amon Amarth c’è di che preoccuparsi e infatti “Invictus” si segnala come una song dal valore altalenante, indecisa tra l’esplodere burinamente e nel voler contenersi civilmente. Sulle stesse coordinate di “One Still…” si segnala “As The Snow Gathers” che ha però il mortale difetto di non riuscire a restare in mente se non fosse altro che per le clean vocals, vagamente a la Primordial, che la caratterizzano a metà pezzo. In mezzo a tutta questa epicità, “Echoes Through Our Blood” si segnala come un po’ (troppo) fuori dal coro con il suo incedere oltremodo furioso e brutale nell’alternare scariche death a sfuriate black. Una boccata d’aria fresca improvvisamente diventata gelata… In tutta onestà il lavoro non è per niente male, certo è che alla fine si potrebbe avere l’impressione di aver ascoltato più band alternarsi nell’esecuzione dei pezzi, infatti il songwriting sembra mancare un po’ di coerenza e continuità e ciò è ancora più marcatamente evidente nei pezzi più lunghi, dove la band si perde dietro a soluzioni fini a se stesse. L’inizio è molto promettente, e perciò va premiato, adesso però speriamo di non dover aspettare altri dieci anni per poi, magari, mangiare sempre lo stesso minestrone…

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