Copertina 6

Info

Anno di uscita:2004
Durata:78 min.
Etichetta:Red Rock
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. CROSSING THE TIMELINE
  2. DAYDREAM
  3. HIGHEST HOPES AND DARKEST FEARS
  4. A DREAMER'S NOT A FOOL
  5. LOOK UP TO THE SKY
  6. THE ENDLESS POWER OF CHANGE
  7. PLAYING WITH THE TIME
  8. ONE NIGHT A DAY
  9. IS THERE A DREAM LEFT
  10. I LOST MY HEART IN CHINA
  11. PICTURES OF LIFE
  12. ROOM NO.8
  13. LAST DAY OF SUMMER

Line up

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La storia di Leslie Mandoki, batterista e cantante, è strettamente legata sin dall'infanzia a quella dell'amico tastierista Laszlo Bencker, ed anche in questo caso sono loro due le menti dietro al progetto Man Doki. Originari di Budapest, negli anni '70 rappresentano forse l'unica voce jazz-rock in un paese ancora pesantemente blindato dalla cortina di ferro e refrattario ad ogni stimolo culturale occidentale. Nel '75 i due amici, poco più che ventenni, decidono di fuggire dall'Ungheria insieme ad un terzo compagno, Gabor Csupo. Il terzetto si stabilisce a Monaco, Germania, ed è lì che inizia una straordinaria carriera di successi in svariati campi artistici che premia il gruppetto di esuli. Saltando i vari passaggi, diciamo solo che oggi Csupo è uno dei più grandi produttori di cartoons degli Usa, mentre Mandoki ed il fido Bencker dopo aver mietuto allori nel mondo della pop music internazionale sono diventati proprietari degli importanti Parc Studios, luogo nel quale hanno registrato artisti del calibro di Phil Collins e Lionel Ritchie.
Una vita fatta di opportunità colte al momento giusto, ma con una costante imprescindibile: la passione per la musica.
E' questo lo spirito che anima il progetto Man Doki, riunire gran parte dei propri amici e lasciare che la musica fluisca spontanea, libera, intorno a sottili ed eleganti linee guida. Potrebbe sembrare una faccenda pretenziosa e raffazzonata, un caos da sagra paesana, ma se gli amici si chiamano Ian Anderson (Jethro Tull), Jack Bruce, Steve Lukather (Toto), Al Di Meola, David Clayton-Thomas (Blood, Sweat & Tears) ed altri di questo genere, le cose prendono una piega diversa.
Scorrendo questi nomi avrete certamente capito che ci troviamo in un ambito ben lontano dal metal e affini, ma non dalla musica di qualità e dalla prestazione tecnica elevata. Quanto trovate nell'album "Soulmates" sono tredici canzoni adult-pop in equilibrio tra free-rock e lounge music, jazz morbido ed arrangiamenti orchestrali, sciccherie acustiche e ballate sentimentali di marca Toto. Strutture dilatate, aperte all'improvvisazione ed all'estro dei musicisti, nelle quali agli strumenti tradizionali si affianca l'uso di sassofoni, trombe, flauti, percussioni, pianoforte, allo scopo di rendere il sound più colorito possibile conservando allo stesso tempo una finalità di forma-canzone ed un'atmosfera rilassata, leggera, ariosa, a tratti onirica, non appesantita dalla presenza contemporanea di troppe variabili in contrasto tra loro.
Miglior spiegazione si ottiene ascoltando la bella opener "Crossing the timeline", una delicata melodia che porta il marchio di Ian Anderson e del suo magico flauto, una sorta di escursione nei Jethro Tull resi assai più romantici e rarefatti. Il disco è impostato tutto in questa maniera, ciascun brano vive di contributi specifici in relazione ai musicisti che vi partecipano, con la costante di una dimensione sofisticata e di andamenti soffusi e pacati che in taluni casi sfociano nell'ambient music, rifiutando ovviamente qualsiasi accenno di aggressività o di suoni taglienti.
Di grande prestigio il class-pop delle delicatissime "Daydream","Look up to the sky" e "Last day of summer", brillante anche la sognante venatura country di "A dreamer's not a fool" e la notturna dolcezza in "One night a day", musica da far scivolare in sottofondo durante una intima e calda serata in buona compagnia, quando desiderate un sound che sostenga le conversazioni senza arrecare disturbo.
Purtroppo questo è anche il grande limite del lavoro di Mandoki, malgrado l'alta qualità delle prestazioni ed il rivestimento ultra-levigato, immergersi in un ascolto veramente approfondito ed arrivare alla fine degli oltre settanta minuti provoca ben più di qualche sbadiglio. L'uniformità slow del ritmo e l'assenza quasi totale di elettricità ed energia, fanno di quest'album un prodotto di nicchia per un pubblico molto maturo che potrà essere attirato grazie al carisma dei partecipanti. Di tale pubblico non credo facciano parte i nostri lettori.

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