Ephel Duath - Hemmed by light, shaped by darkness

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2013
Durata:52 min.
Etichetta:Agonia records

Tracklist

  1. FEATHERS UNDER MY SKIN
  2. TRACING THE PATH OF BLOOD
  3. WHEN MIND ESCAPES FLESH
  4. WITHIN THIS SOIL
  5. THOSE GATES TO NOTHING
  6. THROUGH FLAMES I SHIELD
  7. HEMMED BY LIGHT
  8. SHAPED BY DARKNESS

Line up

  • Karyn Crisis: vocals
  • Davide Tiso: guitars
  • Bryan Beller: bass
  • Marco Minnemann: drums
  • Erik Rutan: guest on two tracks

Voto medio utenti

Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera
J. Wolfgang von Goethe

Album difficile da capire, da collocare, da caldeggiare, per nulla ruffiano, liricalmente da fissare.
Prodotto e mixato ineccepibilmente bene da Erik Rutan (Cannibal Corpse, Goatwhore, Hate Eternal) e da Alan Douches (Mastodon, Converge, Clutch) con una cover raccapricciantemente bella... basta parole lunghissime.

First of all: da evitare in macchina o subito dopo i pasti.
Se avete già letto recensioni in giro e accantonato gli ascolti dopo un isolato click sul tubo, passate oltre e fatevene una ragione altrimenti prendete l’unione tra Karyn e Davide e immergetela nei bromuri argentei pre esistenzialisti.

Lavoro distorto nei punti giusti, anzi, su tutta l'apparente linea, magistralmente studiato in ogni semitono
..il growling irritante, ammaliante e dissonante risulta tanto più ostico quanto più la chitarra ricami fronzoli limpidi come preziosi. Quando la sintesi di dissonanze sublima "emozioni ludiche" il climax è l'Ottimo... la sostanza.

La qualità di ricerca e di resa musicale è da appuntarsi sopra il proprio giaciglio. Le grida, gli urli e le posture sono fatiche meccaniche che stimolano immaginazioni documentaristiche; vagare nel facebook di agonia records ci fa incontrare il brivido:
"l'ultimo Code" e "l'ultimo Ephel Duath" impaginati insieme, sunti nello spazio di un click a frammentare le logiche di maniera.
Avete presente un viale cittadino dove le pubblicità di un versante si affacciano a quelle opposte in un gioco comunicativo di sguardi persi e surreali? qui avviene ben altro!
Che sollievo toccare con mano l'artificio come servizio libertario di verità.
La musica è anche un appuntamento con sè stessi: con gli E. D. accade una riconciliazione fra l'impianto sonoro fuori e ciò che la eco disvela dentro.
Sarà la stesura tanto studiata, sarà l'amore ma il dubbio che sia un pregevole capitolo discografico interlocutorio non si scioglie.
Quando passa tempo fra un ascolto e l'altro mi sento come se mi mancasse la band
...questo impatto sa molto di contatto con alterità del self recondite e taciute.
Allora... ancora bravi.
In un autunno pre inverno "atoMi...stico" le cose ostiche (aiNoi!) sono sgradite: si viaggia in tortuosissime superfici, si vuole tutto subito o peggio si vuole la sbilenca altalena tregua-bomba-tregua-bomba. Basta!
Fermiamoci e invertiamoci a stili liberi più pericolosi e più umani, più vicini alla nostra natura di animali spirituali schiavi dei tempi.
Basta "più".
Godetevi gli urti
"è come gattonare al buio in case invase da spigoli"
sbatterete e sarete liberi di scegliere se tuffarvi o rimanere a galla a sguazzare come anfibi estinguibili.

Ritorniamo da dove non siamo mai andati via.

Basta.
Se avete da ridire prendetevela con me ma non giratevi attorno in cerca della coda.
Recensione a cura di Marco Pastagakio Regoli

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