Copertina 7,5

Info

Past
Anno di uscita:2013
Durata:44 min.
Etichetta:Bakerteam Records

Tracklist

  1. STAR VAMPIRE
  2. HEART
  3. THROUGH THE LOOKING GLASS
  4. ELECTRO STARFUCKERS
  5. RAINFALL
  6. TRUE BLOOD
  7. POLICY OF TRUTH
  8. NEGATIVE BRIDE
  9. GOTH LOVE
  10. IGNITION
  11. IN LOVE WE TRUST

Line up

  • Ruben Roll: vocals, keyboards
  • Billy Russian: guitars
  • J.A.C.: guitars
  • L Daniels: bass
  • Demon G: drums

Voto medio utenti

Ma che piacevole sorpresa! Che proprio dall'Italia, precisamente dalla provincia di Torino, arrivi un gruppo del genere è davvero qualcosa di inaspettato, sotto diversi punti di vista. Te lo aspetteresti dalla Germania, dal Nord-Europa, ma dal nostro belpaese proprio no..godiamocelo.

"Star Vampire" è l'album di debutto dei Rublood e, sia dal titolo dell'album che dal nome del gruppo, è semplicissimo denotare un certo interesse della band per il mondo del vampirismo e, più in generale, delle ambientazioni gotiche e in qualche modo oscure.
I Rublood però vanno oltre il gotico, abbracciando pienamente il mondo di un industrial fatto di tastiere imperanti e fasi quasi techno-dance, dove le chitarre non sono pressanti e granitiche come quelle dei Rammstein ma, piuttosto, complementari al synth, in un equilibrio assolutamente bilanciato e godibile, assimilabile piuttosto a quello proposto dagli svedesi Deathstars, ai quali i nostri portacolori si ispirano senza mezze misure.
In alcune fasi si odono addirittura echi di Nine Inch Nails, in particolare per "colpa" del cantato di Ruben Roll, tanto diverso da quello dei vari Till Lindemann o Andreas Bergh quanto così vicino a quello di Trent Reznor.
L'album comunque si mostra in tutte le sue sfaccettature durante i 45 minuti che lo compongono, evidenziando a volte il lato più gotico ("Heart"), altre volte quello più melodico e al limite del pop ("Electro Starfuckers" ha un ritornello che più catchy non si può), altre ancora quello più industrial e metal ("True Blood"), con però un filo conduttore sempre molto importante e presente, quell'elettronica che davvero non guasta mai e, anzi, riesce a rendere il sound dei Rublood qualcosa di originale e mai stantìo. C'è spazio anche per l'intimità, con quella "Goth Love" che inizialmente, anche un po' per colpa del nome, ricorda piacevolmente gli HIM.

Come detto in apertura, avere un gruppo del genere in Italia è un piacere, una sorpresa e un privilegio, a dimostrazione che il metal tricolore, di qualsiasi sfumatura sia velato, è in costante e continua crescita ed evoluzione. Benvenuti quindi ai Rublood, fieri portabandiera della causa!

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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