Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:75 min.
Etichetta:Punishment 18 Records

Tracklist

  1. FACES ON THE FLOOR
  2. DIVINE
  3. SOMEDAY
  4. ELECTRONIC BRAIN
  5. FUN HOUSE
  6. MINDLESS TRANSPARENCY
  7. LIFE GONE WRONG
  8. PROMISE TIME
  9. RIGHTS OF YOUR PRIDE (DEMO)
  10. WALKIN' THE LINE (DEMO)
  11. ABSTRACT (DEMO)
  12. TOTAL DESPAIR (DEMO)
  13. SOME DAY (DEMO)
  14. BROKEN SILENCE (INSTRUMENTAL - DEMO)

Line up

  • James Wynne: guitars, vocals
  • Pier Querio: bass
  • Andrea Verga: drums
  • Ivan Appino: guitars, vocals

Voto medio utenti

1991. Un buon momento per la scena metal sabauda.
Lo spazio lasciato vacante dai Creepin’ Death (un outfit che oltre per l’intrinseco valore artistico, va ricordato per aver capito prima di altri l’importanza della promozione e del marketing …), dissolti da insanabili crisi interne (che daranno origine alla favolosa hard-rock meteor Dogma, per quanto mi riguarda uno dei tanti “rimpianti” del panorama tricolore …), viene occupato da Braindamage, Headcrasher (torinesi solo d’adozione, in realtà …) e dai Broken Glazz, tutti sostenuti dalla professionalità e dalla competenza della Dracma Records, etichetta impegnata con profitto nella valorizzazione dei molteplici talenti musicali del Belpaese, incurante di esterofilia e preconcetti.
Un “Italian assault” (denominazione, tra l’altro, del festival itinerante che l’anno successivo vedrà proprio i tre succitati gruppi come protagonisti …) di notevole rilievo e carisma, con i ragazzi del Canavese che, sospinti da un deflagrante demo, conquistano immediatamente i favori di pubblico e critica grazie ad un albo, “Divine”, capace di assorbire influenze “classiche” ed intingerle nel techno-thrash di Death Angel, Testament, Megadeth e Anthrax, realizzando un prodotto altamente competitivo, anche e soprattutto per la classe e la personalità con la quale viene affrontata l’impresa.
Ottima tecnica e una cura dei dettagli abbastanza rara per un esordiente completano il quadro espressivo di una formazione piuttosto sorprendente, artefice di un suono potente e aggressivo, ma anche versatile e ricco di fascinosi spunti melodici, in cui si muovono agevolmente la volitiva vocalità di James Wynne, le chitarre epilettiche e ispirate di Ivan Appino e la mutevole sezione ritmica di Andry Verga e Pier Querio, specialisti nel difficile campo del cambio di tempo preciso e illuminato.
“Faces on the floor”, la title-track, “Mindless transparency”, “Promised time” e finanche la più sincopata “Fun house” (con qualcosa dei primi Mordred), rappresentano modelli significativi dell’approccio alla materia dei Broken Glazz e di come il quartetto sapesse ibridare le atmosfere della Bay Area attraverso il filtro di una sensibilità … ehm … da Tirapere (questa mi sa che la capiranno in pochi …), mentre chi ama le melodie intense e passionali non potrà proprio rimanere impassibile di fronte a “Someday”, un gioiellino di enorme impatto emozionale.
Con il successivo “Withdraw from reality” la band arricchirà ulteriormente lo spettro delle sue influenze, acquisendo maggiore maturità e accrescendo le già fondate “speranze” di un’affermazione su vasta scala, che invece, per tante ragioni, non ci sarà, consegnando (dopo la pubblicazione del mini “Solitude”) i Broken Glazz alla “storia” e alla memoria di chi ne aveva ammirato le gesta e avrebbe gradito molto poter assistere ai passi successivi della loro evoluzione.

Fast Forward …

2013. Un buon periodo per il metal italiano, tutto sommato.
La “globalizzazione”, la tecnologia e una maggiore preparazione complessiva, hanno reso l’hard n’ heavy una faccenda priva di “esclusive geografiche” e anche l’antica Italietta ha raggiunto una certa credibilità internazionale, grazie a musicisti e addetti ai lavori completamente all’altezza dei loro colleghi più accreditati.
Quello che manca, in generale, è forse una maggiore attenzione degli ascoltatori, tempestati inesorabilmente da milioni di sollecitazioni e sempre più confusi e superficiali nel tentare di “tenere il passo” di un mercato discografico in piena stagflazione, che (fortunatamente) ha riscoperto il “passato” e (purtroppo) finisce per trattarlo con la stessa approssimazione con cui gestisce le continue “new sensation”.
In tale contesto operano ancora, però, realtà “indipendenti” alimentate da passione e cultura, le stesse che inducono una di queste a sostenere “veterani” ricchi di entusiasmo e d’inventiva (Mesmerize, …) e giovani eruditi (Ultra-Violence, …), senza per questo trascurare “vecchi” gruppi degni di considerazione e non troppo fortunati.
La ristampa di “Divine” della Punishment 18 Records (che nel 2011 ha riservato lo stesso trattamento anche al secondo full-length della band …) dimostra quanto sia tuttora attuale (complici anche i “ricorsi storici” tipici del rock …) il sound dei Broken Glazz e quanto siano ancora coinvolgenti e adrenalinici i brani di una scaletta oggi addizionata dal contenuto integrale di quel rivelatore nastro dimostrativo datato 1990 (quando ancora si chiamavano Broken Glass …), da cui emergono in particolare la suggestiva struttura articolata (sebbene un po’ acerba) di “Rights of your pride”, l’ottima fattura di “Total despair” e una versione primordiale di “Some day”.
Non rimane, dunque, specialmente qualora non facesse parte della vostra collezione, che accaparrarsi immediatamente una copia di questo dischetto, goderne dalla prima all’ultima nota e poi magari chiedersi quanti altri veri talenti “dimenticati” (o quasi) avrebbero meritato una sorte ben diversa da quella riservata loro dalle circostanze e dal fato.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Inserito il 15 nov 2013 alle 22:20

Questo è un capolavoro....10/10

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