Copertina 7

Info

Anno di uscita:2013
Durata:non disponibile
Etichetta:Mausoleum Records

Tracklist

  1. DISCONNECTING
  2. FUTURE FAILS
  3. MEMORY FLAMES
  4. HOW DEEP THE SCAR
  5. LOYAL BETRAYER
  6. GOD OF DIVINITY
  7. MERCENARY MACHINE
  8. THIS ADDICTION

Line up

  • Robert Falzano: drums
  • Curran Murphy: guitars
  • Pat Gibson: guitars
  • Michael Duncan: vocals
  • Jim Lewis: bass

Voto medio utenti

Che bella sorpresa questa band ameriacana!
Sfuggiti alle mie orecchie precedentemente, questi ragazzi dell'Ohio, che annoverano in formazione due ex-Annihilator (Curran Murphy e Robert Falzano), propongono un classico power-thrash US style che però risulta fresco e convincente. Il gruppo, fondato nel 2004, è passato dall'essere un side project con membri di Annihilator ad una band vera e propria, attraversando un notevole rinnovamento di line up che ha però dato i suoi buoni frutti.

Le canzoni che compongono questo Hail the New Cross, terzo full lenght del gruppo, sono varie e perfettamente bilanciate tra la carica e l'irruenza del thrash e la melodia e "facilità" del power. La bella voce di Michael Duncan sa farsi abrasiva e sporca nelle parti tirate mentre mostra un lato più pulito e delicato in altre situazioni, risultando sempre convincente ed adeguata e tirando un filo invisibile dietro il quale tutti gli strumenti trovano la giusta collocazione. Ottimo anche il lavoro delle chitarre, che non riciclano i soliti riff sui quali è stato fondato il genere, ma sanno colpire duro e allargare il suono subito dopo una bordata, renderlo più melodico, prima di cambiare ancora e farsi di nuovo aggressive o lanciarsi in assoli, sempre misurati e mai autoreferenziali. E' stato fatto un buon lavoro durante il songwriting, direi quasi progressive come spirito (non spaventatevi!), evitando di inserire pezzi fotocopia in successione ma, all'interno di uno schema ben definito, apportare quelle variazioni che ti permettono di godere tutto il lavoro senza pensare al tasto skip e senza che i pezzi si trascinino stancamente. La batteria non innesta mai la modalità elicottero dall'inizio alla fine di un pezzo, sa invece catturarne i momenti salienti, i giusti cambi di umore e di ritmo.

Ogni tanto le canzoni, sebben concepite in maniera intelligente, finiscono di botto, senza una degna chiusura o un incedere che le porti a compimento in maniera più "dolce".
Segnalo in particolare Loyal Betrayer, canzone dotata di un refrain vincente ma di una struttura infufficiente. A metà, il pezzo sembra finito, riprende poi in un modo totalmente diverso, tale da sembrare un brano differente, per poi ritornare al bel ritornello precedente. Una scelta che non capisco.

Tutto straordinario allora? Mah, come detto il disco è più che soddisfacente, anche se in certe canzoni potrebbero trasmettere di più, elevarsi dall'omogeneità con qualche variazione ulteriore. Siamo dalle parti di Nevermore, Vicious Rumors con qualche eco di Jag Panzer nei momenti più epici.

Qualche minuto per un ascolto consiglio di perderlo, non sarà sicuramente buttato, potrebbero anzi rivelarsi una bella sorpresa.




Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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