Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2013
Durata:68 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. 1ST MOVEMENT: COMING UP ON THE HOUR (OVERTURE)
  2. 2ND MOVEMENT: MORNING JOURNEY & THE ARRIVAL
  3. 3RD MOVEMENT: AFTERNOON MALAISE
  4. 4TH MOVEMENT: A VOYAGE THROUGH RUSH HOUR
  5. 5TH MOVEMENT: EVENING TV

Line up

  • Andy Tillison: guitars, keyboards, vocals
  • Jakko M Jakszyk: guitars, vocals
  • Gavin Harrison: drums
  • Jonas Reingold: bass
  • Theo Travis: sax, flute
  • David Longdon: vocals

Voto medio utenti

Quando certa gente (leggasi in questo caso Andy Tillison) fa un disco nuovo, sai già a prescindere che sarà un enorme piacere ascoltarlo. Se poi il disco nuovo in oggetto è del calibro di "Le Sacre du Travail", nonostante il nome nell'idioma dei mangiabaguette, il piacere diventa godimento e orgasmo.

Si perchè "Le Sacre du Travail" è un album di prog rock finissimo e purissimo, di qualità cristallina dal primo al 68esimo minuto. Protestate pure per la lunghezza, su, poi non lamentatevi però se al termine di "Muffled Epiphany" sentirete il bisogno di altri minuti, di altre note, di altre emozioni.
Emozioni suddivise su 6 canzoni, delle quali 5 facenti parte realmente del disco e una, la succitata "Muffled Epiphany", come bonus track. 5 canzoni per 5 movimenti, ognuno rappresentante una parte della giornata lavorativa dell'uomo comune, quello che potresti essere tranquillamente tu che leggi questa recensione.
E' una sinfonia dedicata ad ognuno di noi, dal dottore all'insegnante, dal politico al poliziotto, dal panettiere al macellaio, dall'operaio all'impiegato, un modo alternativo per evidenziare quanto le nostre vite possano diventare, spesso e malvolentieri, abituali e alienanti.
Dalla sveglia del mattino, rumore fastidioso con il quale si apre "Coming Up On The Hour", che ci obbliga ad aprire gli occhi e ad affrontare la giornata, il resto dell'album, musicalmente parlando, è una gioia per le orecchie: molto diverso dal precedente "COMM", sia per la struttura più complessa sia per i sottogeneri proposti, "Le Sacre du Travail" risulta uno dei migliori album del combo di radici britanniche, grazie soprattutto a una line-up rinnovata nella quale ritroviamo Jakko Jakszyk alla chitarra e soprattutto Jonas Reingold al basso, che ha portato davvero TANTO di Kaipa e Flower Kings nel suono dei "nuovi" The Tangent.
A completare una line-up al solito ricca, numericamente e a livello di talento, troviamo l'ottimo Gavin Harrison alla batteria e David Longdon dei Big Big Train alla voce, anche se non in un ruolo da protagonista.
Flauti, Hammond, sassofoni come se piovesse, il tutto mischiato magistralmente da un direttore d'orchestra eccezionale quale è Andy Tillison: sinfonia doveva essere e sinfonia è stata, davvero perfetta e adatta ad accompagnarci in una vera giornata di lavoro.

"Le Sacre du Travail" si rivela quindi come un grandissimo album, figlio di un grandissimo compositore e di altrettanto grandi interpreti. Il migliore della discografia dei The Tangent? Non lo so, "A Place In The Queue" rimane forse sul gradino più alto di un ipotetico podio, ma questo nuovo lavoro è li li per insidiarlo. E non è poco.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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