Copertina 5,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:52 min.
Etichetta:Southworld

Tracklist

  1. BREATH OF THE PIT
  2. T-34
  3. KILL OR BE KILLED
  4. HEALING THE WOUNDS OF WAR
  5. STALINGRAD (TIME IS BLOOD)
  6. VICTIM
  7. CRAWL BACK INTO YOUR HOLE
  8. RETRIBUTION
  9. CONFLICT PRIMEVAL
  10. CIRCLE OF WILLIS

Line up

  • Algy Ward: vocals, drums, bass, guitars

Voto medio utenti

Come gia avvenuto per altre formazioni (Saxon, Queensryche....), i Tank sono oggi al centro di dispute legali su chi ha il diritto al loro nome.
Se lo contendono, infatti, il loro fondatore Algy Ward, ed i due chitarristi Mick Tucker e Cliff Evans, che ad ogni modo entrarono nel gruppo già dai primi anni '80. Con i tutti i litiganti che hanno recentemente rilasciato dei lavori sotto le insegne di questo storico monicker, già due studio album per Tucker ed Evans (dove alla voce troviamo Doogie White) ed ora anche Ward con questo "Breath of the Pit", realizzato in solitaria.

Se "War Machine" e "War Nation" si erano rivelati due lavori piuttosto distanti dallo stile originario del gruppo inglese, la proposta di Ward ci porta invece indietro ai tempi di "Filth Hounds of Hades" o "Honour & Blood". E di questo non potrei certamente lamentarmi, peccato che le canzoni non siano all'altezza di tanto glorioso passato, dato che se alcune zoppicano per limiti nel songwriting e negli arrangiamenti (tra le meno riuscite sicuramente "Kill or Be Killed" e "Conflict Primeval"), in altri frangenti emergono le difficoltà di Ward nel aver dovuto (voluto?) fare tutto da solo, scelte che, ad esempio, penalizzano enormemente la resa della batteria.

"Breath of the Pit" rimane un tuffo nel British Heavy Metal più grezzo ed imbastardito con il Punk, di quello che già a suo tempo ha saputo raccogliere le influenze di Motorhead, Venom, Judas Priest, e che hai suoi momenti migliori in occasione di "T-34" o "Stalingrad (Time Is Blood)". Anche a livello di artwork è un evidente omaggio all'omonimo album dei Tank uscito del 1987, quando, curiosamente, nella loro line-up militavano tutti gli attuali protagonisti di questa querelle: Algy Ward, Mick Tucker, Cliff Evans (e con loro il drummer Gary Taylor).

Un lavoro onesto, peccato però che sia ben distante dai risultati ottenuti dai primi, e più gloriosi, dischi dei Tank.

For their honour, for their honour and their blood, honour and blood...

I am
I hear
I see
I feel
I review
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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