Ho sempre seguito i
Kalmah con molto piacere e li ho supporto fin dal fenomenale esordio che agli albori degli anni 2000 aveva rinverdito un certo melodic death metal caro ai
Children Of Bodom , che nel frattempo avevano iniziato ad imboccare il viale del tramonto con un album che riciclava in maniera sospetta le idee magicamente sviluppate nei due album iniziali…Ma veniamo ai nostri finlandesi…alla luce del nuovo album, è evidente come i due precedenti album,
“For The Revolution” (2008) e
“12 Gauge” (2010), fossero assolutamente propedeutici a questo nuovo
“Seventh Swamphony” per arrivare finalmente a sintetizzare in maniera efficace i lampi di classe sparsi qua e la in precedenza, un po’ come accaduto agli
Enslaved con
“Monumension” e
“Below The Lights” , entrambe albums acerbi e discontinui che hanno però portato a
“Isa” . Già al primo impatto
“Seventh Swamphony” mi era sembrato un ottimo album, ma dopo ripetuti ascolti non si può non sottolineare l’abbondante qualità sparsa tra le otto tracce che compongono questa fatica. Come accennato, i precedenti due albums, erano serviti per riordinare un po’ le idee e per iniziare una fase di transizione dal sound degli inizi a quello odierno, che pur non negando affatto il passato, cerca di spingere la band un po’ più in la con un uso della melodia più abbondante e ancora di più in primo piano. I Kalmah sono riusciti ad evolvere verso qualcosa di più estremo ed epico, e un pezzo come
“Pikemaster” , è già un classico che dal vivo riuscirà ad esprimere appieno la sua carica grazie ad un perfetto connubio tra aggressività, melodia e parti solistiche davvero notevoli. Un po’ come se in un solo brano riuscissero a fondersi
Children Of Bodom ,
Amon Amarth e
Ensiferum. Altrettanto potrebbe dirsi per la conclusiva
“The Trapper” , mentre
“Hollo” è il pezzo che risalta per la sua enorme differenza rispetto a tutto il resto. Si tratta infatti di una sorta di “ballad” in salsa Kalmah. Un pezzo che ad un primo ascolto potrebbe anche non piacere, ma vi esorto a dare una possibilità a questo grande brano che cresce lentamente e che riesce ad entrarvi dentro inesorabilmente. Per quanto riguarda le chitarre bisogna notare come il lavoro si sia fatto ancora più abbondante e continuo senza per questo essere mai eccessivo e fuoriluogo. Soprattutto a livello melodico assistiamo ad uno sforzo enorme per non essere mai banali e cercare di coniugare sempre la velocità con la brutalità e l’aggressività insita di questo sound. Certamente si tratta di uno scopo semplice da pianificare, ma molto più difficile da raggiungere e mettere in pratica. Ci sarebbe qualche dettaglio da sistemare come la chiusura e l’abbandono definitivo dello “swamp concept”, ormai in piedi da sette album, che comincia a stufare parecchio. Maggiore cura ed attenzione bisognerebbe dedicarla poi alla copertina, perché volenti o nolenti, i cover artwork ricoprono una parte fondamentale nella storia del metal. Pur di fronte a cotanta bellezza si ha veramente l’impressone che il meglio debba ancora venire, lo so che suona un po’ strano per una band al settimo lavoro ma questa è la buona sensazione che lascia l’ascolto di
“Seventh Swamphony” . La casualità ha voluto che
Kalmah e
Children Of Bodom ritornassero sul mercato nello stesso momento…l’ennesima conferma che gli allievi hanno superato e abbondantemente umiliato gli ex maestri. Extreme melodic metal at its best!
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