Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:47 min.
Etichetta:Roadrunner
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. TURNS TO ASHES
  2. ONE MORE WORD
  3. AN AGREEMENT CALLED FOREVER
  4. EIGHMINUTESUPSIDEDOWN
  5. SLIT WRIST THEORY
  6. BURY ME WHERE I FALL
  7. DISLOCATE
  8. TWO MONTHS FROM A YEAR
  9. CHALK WHITE
  10. ALL I AM
  11. CERAMIC
  12. CIRCLE THE DRAIN
  13. LEFT HAND CHARITY

Line up

  • Brock Lindow: vocals
  • Steve Holt: guitars
  • Mick Whitney: bass
  • T.: drums

Voto medio utenti

Ottimo debutto su Roadrunner per i 36 CrazyFists (monicker preso da un film di J.Chang) combo proveniente dalle fredde lande dell’Alaska, ma che con se porta il suono americano del Modern Metal prossimo al Nu Metal. Songs dirette, ricche di groove e di melodia, ove voci pulite e pesanti trovano il giusto equilibrio, donando dinamicità e rotondità alle varie tracks. L’album si apre con la tuonante ‘Ashes Of The World’ (che mette subito le carte in tavola per quanto riguarda il proseguo dell’album in materia musicale)…strofa incalzante su cui il singer Brock disegna una perfetta linea vocale, prima di esplodere in un chorus pesante ma melodico seguito da un post chorus veramente rabbioso, per proseguire con altre songs d’impatto, ovvero ‘One More Word’ (in cui la vena profondamente Hardcore dell’ensamble proveniente dalle terre del grande freddo viene alla luce), ‘An Agreement Called Forever’, song giocata tutta su un ottimo chorus di notevole presa, molto catchy e lavorato, e la (relativamente) più statica ma molto groovie ‘Eightminutesupsidedown’. Ma la vera gemma di tutto l’album è la fenomenale ‘Slit Wrist Theory’, song introdotta da un ottimo arpeggio del guitarist Steve Holt, dal mood che si sviluppa fino ad accrescersi in un maledettissimo chorus che ti si stampa in testa…un incedere decisamente in linea con le ultime produzioni Nu Metal, senza ombra di dubbio, ma dotato di una miscela esplosiva di forti emozioni e di puro atteggiamento “pericoloso”. Il resto dell’album segue più o meno quanto detto per le prime 5 songs, ovvero tracks strutturate in maniera logica e convincente, ove rabbia e cattiveria giocano con la melodia (come nella korniana ‘Bury Me Where I Fall’ per farvi un esempio), convincendo fino in fondo, fino all’ultimo capitolo acustico di ‘Left Hand Charity’. Debut molto positivo, dunque, per una band dai natali freddi, che sembra essere cresciuta a salmoni ed Hardcore, a pane e Nu Metal, ma che dimostra il fatto che per fare buona musica non bisogna necessariamente essere nati a Los Angeles o New York…Roadrunner ancora una volta si è dimostrata una label lungimirante, andando a pescare un jolly dal profondo dei ghiacci dell’Alaska. Il vento del nord questa volta ha portato non solo il grande freddo ma anche un’ottima Nu/Modern Metal band.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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