Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2013
Durata:49 min.
Etichetta:Punishment 18 Records

Tracklist

  1. PHOSTUMOUS
  2. 3 PIECES OF MOSAIC
  3. NEXT AND FUTURE
  4. IANUS
  5. SONIC DEPTH FINDER
  6. AS SEAWEED
  7. PRO NEBULA NOVA
  8. APHELION POINT
  9. PALINDROME ORBIT
  10. EPHEMERIS 1679

Line up

  • Emiliano Pacioni : guitars
  • Filippo Palma : vocals
  • Fabiano Romagnoli : guitars, keyboards
  • Cristian Antolini : bass, vocals (clean)
  • Alfonso Corace : drums

Voto medio utenti

Terzo album di grande valore per gli italianissimi Lunarsea che con “Hundred Light Years” ci propongono quasi cinquanta minuti di symphonic and progressive melodic death metal. L’accostamento delle etichette prog e death vi avrà senz’altro fatto capire che non ci troviamo su sentieri canonici strabattuti da migliaia di bands, siamo invece su lidi insoliti dove non si ha paura di osare e di sfidare le orecchie degli ascoltatori più conservatori, stando comunque sempre ben attenti a lasciarsi ispirare dalla passione e non lasciandosi andare al puro esibizionismo. “Hundred Light Years” presenta nove titoli più intro di sicuro spessore ed interesse, dove la melodia la fa da padrone, pur rimanendo sempre funzionale e basilare per l’economia dei pezzi. Per capire meglio il sound dei Lunarsea ci si potrebbe tranquillamente affidare all’ascolto di “3 Pieces Of Mosaic” o “Ianus” o ancora “As Seaweed” , songs nelle quali vengono racchiusi tutti gli aspetti positivi della proposta che a livello di base mi ha fatto pensare a un incrocio tra la ricerca melodica dei primi Children Of Bodom e la potenza dei Kalmah, con l’ovvia benedizione dei Dark Tranquillity . Per quanto riguarda le parti propriamente virtuose/strumentali, non ho nessuna paura a citare i Dream Theater più oscuri e pesanti (quelli di “Octavarium” e di “Black Clouds & Silver Linings” per capirci) come punto di riferimento…un bel mix, eterogeneo e di gran classe non c’è che dire…In assoluto sono molto buoni i solos e le parti di tastiera che pur essendo sempre molto presenti, non risultano essere lo strumento cardine cui affidarsi (soprattutto in mancanza di idee), anzi in “Hundred Light Years” possiamo trovare pezzi come la conclusiva “Ephemeris 1679” dove le parti orchestrali sono al contempo maestose e asciutte, e soprattutto mai invadenti o preponderanti. L’album, purtroppo, ha anche qualche caduta di tono, in particolare mi riferisco all’uso della voce pulita, perché se è vero che rispetto agli esordi di “Hydrodynamic Wave” , si sono fatti passi da gigante, è altrettanto vero che la voce del bassista Cristian Antolini è ancora troppo anonima e forzata. Poco male perché gli aspetti negativi non riescono ad inficiare più di tanto il valore globale di un album che non può non lasciare soddisfatti. Dalla nostra amata (??) penisola sono usciti diversi acts molto interessanti, ma i Lunarsea potrebbero essere veramente il prossimo “crack”, grazie anche ad un possibile prospetto d’audience molto ampio che potrebbe veramente aiutarli ad uscire dall’anonimato, basterà solo che i deathers più incalliti facciano una concessione alla melodia e che i più classicisti tra voi trovino modo di riuscire a apprezzare anche la voce in growl, per il resto la musica metterà tutti d’accordo. Aggressività di gran classe!

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 30 mag 2013 alle 14:25

superbi passaggi......io direi che Verrecchia ha centrato in pieno....tra i miei top 10 del 2013 insieme a Cult of Luna

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