Cerekloth - In The Midst Of Life We Are In Death

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2013
Durata:38 min.
Etichetta:Hells Headbangers Records

Tracklist

  1. PRAELUDIUM + BORN OF THE VOID
  2. WITHIN THE HOLLOW CROWN
  3. HALO OF SYRINGES
  4. NEST OF DISEASE
  5. MESMERIZING HOLY DEATH
  6. WHEN OUTCAST BECOME KINGS
  7. THE REAPERS INSTANT IS OUR ETERNITY

Line up

  • JBP: Vocals
  • A. Larsen: Guitars
  • Morten Adsersen: Guitars
  • Martin Leth Andersen: Bass
  • Nis Larsen: Drums

Voto medio utenti

A far la felicità di tutti i deathsters della vecchia scuola, arrivano dalla Danimarca i Cerekloth, band nata dalle ceneri dei Church Bizarre e di altre band del sottobosco danese. L’intento, stando a quanto riportato sulla biografia, è quello di riproporre i vecchi fasti del death metal attraverso brani che ne rappresentino un ritorno alle origini, con un suono marcio, oscuro, maligno. E con questo “In the Midst of Life We Are In Death”, primo lavoro sulla lunga distanza (preceduto da due ep, “Pandemonium Prayers” che includeva una cover del classico “Lunatic of God’s Creation” dei Deicide e “Halo of Syringes” edito nel 2011) centrano pienamente l’obiettivo, confezionando un disco che rappresenta un perfetto esempio di quella che ormai è una vera e propria scena, la new old school death metal, che sta facendo proseliti ovunque.

Si parte con “Preludium” un’introduzione da manuale, dannatamente trascinante, fatta di riff semplici, dall’incedere cadenzato e da un alone nero che accompagnerà tutti i 38 minuti dell’album. La successiva “Born of the Void” chiarisce senza alcun dubbio quali siano le intenzioni della band: un “signorgrowl profondo e splendidamente maligno, chitarre che sembrano registrate nei Sunlight studios di Stoccolma nel 1989 e una doppia cassa che si muove tra momenti più sostenuti a rallentamenti catacombali.

L’influenza dei Morbid Angel degli anni d’oro aleggia un po’ in tutte e 8 le tracce, specialmente per quanto riguarda l’aspetto più “occulto” che pervade l’intero album.

Halo of Syringes” (brano già presente nel precedente ep, qui in una versione ri-registrata) è un gioiellino death/doom, uno di quei brani che se fossero usciti 25 anni fa, sarebbero certamente un classico del genere. Un mid tempo che si alterna a ritmiche tremendamente doom, arpeggi distorti e la blasfema e filtrata voce del singer, che mi ha fatto pensare a “Worship Him”, primo lavoro degli svizzeri Samael. Qua e là accenni di melodia, anch’essa assolutamente “nera”, che accompagnano la luttuosa discesa negli Inferi da parte dell’ascoltatore. Lentissima e mortifera l’ultima traccia “The Reapers Instant Is Our Eternity”, veramente un ottima conclusione per un lavoro che senza inventare nulla di nuovo riesce ad essere realmente interessante e nettamente al di sopra della media.
Recensione a cura di Simone Carta

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