Copertina 6

Info

Anno di uscita:2004
Durata:46 min.
Etichetta:Dragonheart
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. OVERTURE IN RED
  2. THE INNER SHRINE
  3. CATARSI
  4. PATH OF TRANSMIGRATION
  5. RES OCCULTA
  6. LE REPOS QUE LA VIE A TROUBLÉ
  7. SOLILOQUIUM IN SPLENDOR
  8. REQUIEM
  9. ELEGIACUS IN RE MIN
  10. HAVES LIKE DOLPHINS

Line up

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Esordisco dicendo che questo nuovo lavoro degli Inner Shrine (il terzo della loro carriera) non è di facilissima interpretazione... Quello che negli istanti iniziali sembra il classico disco di una gothic metal band che predilige le atmosfere maestose e il cantato operistico si rivela invece come qualcosa di ben più complesso e difficilmente etichettabile. Gli elementi appena menzionati sono sì presenti, ma non in maniera preponderante: talvolta le sonorità create dal gruppo sono effettivamente pompose, ma in molte altre occasioni viene dato grande spazio a melodie più semplici, lineari e meno altisonanti. Tra l'altro "Samaya" è un cd molto "suonato" e non troppo cantato, una particolarità che magari lo rende diverso da altre uscite similari ma che non ho apprezzato più di tanto, perché credo che gli interventi della vocalist femminile siano uno dei suoi punti di forza e il fatto di averli inclusi solo in pochi brani (tipo "The inner shrine", "Path of transmigration", "Res occulta" o "Elegiacus in re min") rappresenta a mio parere una sorta di passo falso da parte della band. Tra i pezzi rimanenti ce ne sono alcuni interamente strumentali, uno in cui compare unicamente la voce maschile ("Soliloquium in splendor") e altri ancora in cui quella femminile viene usata solo per dei cori di sottofondo (come in "Catarsi" e in "Le repos que la vie a troublé"), ma purtroppo il livello di questo tipo di composizioni è molto inferiore a quello delle quattro canzoni citate precedentemente. Non so davvero per quale motivo gli Inner Shrine abbiano scelto di ripresentarsi con un album così poco uniforme, che dà quasi l'impressione di essere una sorta di lavoro "incompiuto": alcuni brani sembrano infatti dei semplici riempitivi, delle parti aggiunte che però hanno poco a che fare con quello che è il vero fulcro del disco... Dovendo fare qualche nome che serva a chiarire qual è il tipo di musica proposto dalla formazione fiorentina potrei dire che sembra un incrocio tra i Therion e i Lacrimosa, al quale va ad aggiungersi una buona dose di sonorità ambient e neoclassiche: un bel minestrone insomma, che forse potrà piacere agli amanti del "gothic a tutti i costi", ma che in generale si rivela un tantino deludente, anche perché fa pensare ad un gruppo che non ha ancora ben chiaro il tipo di percorso che vuole intraprendere.
Recensione a cura di Angela 'Grendel' Benemei

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