Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:47 min.
Etichetta:Viral Propaganda

Tracklist

  1. HOURS
  2. SHE WHISPERS TREASON
  3. LILITH
  4. A PERFECT SKY OF BLACK
  5. BECOME MINUTES
  6. RIDE THE SECOND WAVE
  7. GODDESS OF THE FLAME
  8. CHASING SHADES
  9. TURN TO SECONDS

Line up

  • Asper Bullynck: guitar & vocals
  • Kris Vannecke: guitar & vocals
  • Yannick Dumarey: bass
  • Davy Vandenbroecke: drums
  • Davy De Schrooder: vocals & samples

Voto medio utenti

Giunti al secondo full length e alla terza prova in studio, i Maudlin offrono un nuovo lavoro che cerca di ribadire e rendere onore alle prestigiose influenze che essi stessi rivendicano per la propria musica. Si parla di Pink Floyd, Mastodon, Type O Negative e Neurosis, insomma, mica pizza e fichi. Le intenzioni e le buone premesse ci sono tutte, tuttavia, ascoltando il disco nel concreto, ci si accorge che, nonostante degli ottimi spunti e dei pezzi più che validi, l’opera non riesce a risultare convincente ad ogni passaggio.
Il lato debole, non sempre all’altezza del ruolo, dei Maudlin sta negli arrangiamenti vocali che, non sempre felici, non riescono a veicolare quel valore aggiunto che dovrebbero rappresentare per una parte strumentale quasi sempre ottima e azzeccata. Già il secondo pezzo “She Whispers Treason” propone uno scream forse un po’ troppo anonimo e riverberato, in un contesto aperto e dilatato che avrebbe richiesto una soluzione altrettanto evocativa. La situazione migliora con l’incedere deciso e massiccio di “Lilith”, anche la parte vocale in questo caso si confà di più all’atmosfera del pezzo, che risulta davvero ben studiato nel suo alternare situazioni sature e cariche ad una seconda sezione più svuotata ed eterea che si concretizza di nuovo sugli ultimi secondi. Altra nota di merito se la guadagna “A Perfect Sky of Black”, con un incipit che ricorda da vicinissimo addirittura certi pezzi dei Soundgarden di Superunknown, per poi sfociare in una parte con suggestioni decisamente post rock, godibili e gustose. Notevole l’arrangiamento di chitarra che sviluppa il tema a metà canzone e che porta alla granitica conclusione, altalenante la resa vocale, divisa tra buoni inserti puliti e parti urlate meno convincenti.
L’ultima parte del disco è anche quella che mostra invece più limiti e che presenta pezzi più deboli e meno riusciti, in particolare “Chasing Shades” risulta caotica e poco concreta, con una sezione ritmica di dubbia efficacia e che avrebbe guadagnato sicuramente da una definizione maggiore del ritmo.
Per essere un secondo album, non ci si può lamentare, certo, rimane l’amaro in bocca: se qualche pianeta in più si fosse allineato meglio, il gruppo belga avrebbe prodotto un piccolo capolavoro. Ai Maudlin, difatti, non manca una certa abilità nel saper trovare soluzioni originali che siano al contempo figlie di una serie di ascolti personali e rielaborazioni dei mostri sacri del rock e del post rock, peccato per le pecche che qua e là riaffiorano quasi sintomaticamente nel disco.
Recensione a cura di Antonio Enoth Cassella

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