Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:44 min.
Etichetta:Aesthetic Death Records

Tracklist

  1. STILL
  2. INTO THE WAVES
  3. SHIPWRECKED
  4. THE SIREN
  5. OCTAGON
  6. CHASER
  7. THE ORACLE

Line up

  • Richard: Vocals, Guitars
  • Alex: Guitars
  • Frank: Bass
  • Sven: Drums

Voto medio utenti

1634” è il disco di debutto degli olandesi Ortega, uscito nel 2010 e originariamente autoprodotto dalla band stessa. Artefice della riesumazione l’inglese Aesthetic Death Records, che riporta all’attenzione del pubblico questo piccolo gioiellino di Sludge/Doom.

L’intro “Still” ha il compito di aprire le danze, con un mood abbastanza canonico nel suo evocare sentimenti di tristezza e sconforto. Al confine con la Darkwave, vede un tappeto di chitarra riverberata e un riff essenziale ripetuto “in loop”, annunciare la successiva “Into the Waves”, classico brano in stile Sludge/Doom, con chitarroni massicci, tempi lenti e cadenzati e rabbiose urla ad opera del singer Richard Postma. Segue “Shipwrecked” proseguendo sulla stessa linea, con una maggiore vena malinconica, che mi ha ricordato alcune cose dei primissimi Katatonia (quelli di “For Funerals to Come” e “Brave Murder Day”), con giri di chitarra aperti e ossessivi. L’alternanza “lento-veloce” è una struttura che accomuna un po’ tutti i brani del disco, lasciando ampio respiro all'ascolto, senza risultare monotono.

Ma è con “The Siren” che il disco prende una piega ancora più intrigante. Una voce pulita (a onor del vero, abbastanza calante e sgraziata, che però in questo caso si sposa bene con il brano) su un basso pulsante, in un crescendo che vede improvvisamente l’ingresso di uno stupendo violino aumentare di cento punti il livello di intensità del disco. Da semplice tappeto, gli archi si vedono protagonisti di un brano stupendo per profondità e atmosfere: in assoluto il brano migliore dell’album. Il resto del disco si mantiene sempre su alti livelli, dove la band riesce a rivolgere più di una strizzatina d’occhio a formazioni come Cult of Luna e Isis, influenze sempre presenti, ma che supera la linea di sicurezza andando oltre, dimostrando una personalità ed un carattere decisamente propri.

Un debut album di tutto rispetto e una ristampa direi necessaria. Ora non resta che attendere con curiosità un nuovo lavoro da parte degli Ortega: se questa è solo l’anteprima, allora ci si può aspettare grandi cose per il futuro.
Recensione a cura di Simone Carta

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