Bolt Thrower - In Battle There Is No Law!

Copertina 8

Info

Past
Genere:Death Metal
Anno di uscita:1988
Durata:30 min.
Etichetta:Vynil Solution

Tracklist

  1. IN BATTLE THERE IS NO LAW
  2. CHALLENGE FOR POWER
  3. FORGOTTEN EXISTENCE
  4. DENIAL OF DESTINY
  5. BLIND TO DEFEAT
  6. CONCESSION OF PAIN
  7. ATTACK IN THE AFTERMATH
  8. PSYCHOLOGICAL WARFARE
  9. NUCLEAR ANNIHILATION

Line up

  • Karl: vocals
  • Gav: guitars
  • Baz : guitars
  • Jo: bass
  • Whale: drums

Voto medio utenti

Il 1988 (insieme ai due anni precedenti) è riconosciuto universalmente come uno degli anni d’oro del Thrash Metal, sia americano che europeo: per maestosi ritorni (Metallica, Megadeth, Slayer, Testament e tutti gli altri gruppi che non serve che vi nomini) e fenomenali debutti (Vio-Lence, Forbidden, Sabbat e altri). Ma la doppietta 1987-1988 è quella in cui si inizia anche a voler andare oltre, a volersi spingere sempre più su territori estremi: chi estremizza il songwriting del thrash, come i Death e gli Slaughter nel loro immortale debutto, chi invece estremizza tutto in maniera letteralmente schizoide, inventando invece il grindcore: chiaramente sto parlando dei Napalm Death. In questo senso l’inghilterra è una delle prime nazioni che spinge l’acceleratore: probabilmente anche per un discorso di vicinanza con la cultura pericolosa punk, che si ostinava a non darsi per vinta.
Trovo interessante come alcuni siti (Discogs e Wikipedia eng) considerino “In Battle There Is No Law!” classificabile come “Grindcore”: ora, se consideriamo un disco grindcore solo perchè ha un suono grezzo allora si, “In Battle...” è un disco anche grindcore. L’unica canzone più simile al grind dei Bolt Thrower credo sia “Psychological Warfare”, nei momenti più veloci, contenuta nel celebre ep “The Peel Session”, che diversi gruppi inglesi (compresi Napalm Death e Carcass) in quel periodo riuscivano a registrare al John Peel's shows. È vero, anche nella versione definitiva del disco c’è questa canzone, ma in una veste diversa, più “classicamente” death metal.
Ma facciamo u n passo indietro: chi sono i Bolt Thrower?
I Bolt Thrower nascono come un gruppetto di amici di Coventry che amava andare ai concerti di Hardcore Punk, e che si è formato nel 1986, proprio durante uno di questi concerti HCP (pare nel bagno), dalla mente del chitarrista Barry Thomson (che poi rimarrà fino allo scioglimento nel 2016) e dal bassista Gavin Ward, che in questo ruolo avrà vita breve. Infatti Gavin passa abbastanza velocemente alla seconda chitarra, cedendo il posto di bassista alla sua fidanzata, Jo Bench, che presto diventerà una delle donne più iconiche della musica estrema. Dopo qualche turbolenza interna a livello di formazione riescono a trovare una stabilità: insieme ai 3 citati prima si aggiungono rispettivamente alla batteria e alla voce Andrew Whale e Karl Willets.

In seguito a una serie di demo (di confesso difficile ascolto, in particolare il primo Rehearsal) la band viene invitata al già citato John Peel's shows, grazie al quale riesce a ottenere un contratto discografico per un disco con la Vinyl Solution. Ed è proprio con questa dimenticata etichetta che viene alla luce nel giugno 1988 il primo album dei Bolt Thrower.
Un’introduzione marziale fa da preludio a una guerra che durerà quasi trent’anni.

“In the fight for existence and life
There is no law
And in the presence of eternal death
There is no law
And as the struggle for power and domination prevails
In the arising slaughter
It shall be every man for himself
As in battle there is no law”

La title-track che apre il disco ha un riff abbastanza semplice, ma d’impatto e di stampo Thrash, come anche altri riff e brani del disco. La formazione inglese per poco meno di mezz’ora ci scarica prepotentemente addosso un disco a volte veloce, a volte più rallentato, ma sicuramente sincero e arrabbiato. C’è anche da dire che non manca una dose melodica che resta piacevolmente in testa, in brani come “Forgotten Existence” o “Concession Of Pain”.
Le già citate radici HCP di diversi membri hanno un impatto principalmente lirico su “In Battle...”, infatti i testi di diverse canzoni sono a tema socio-politico. Chiaramente non mancano assolutamente le tematiche belliche, che contraddistinguono il gruppo da allora. Una cosa che mi ha sempre stupito di questo disco, è che l’intro della finale “Nuclear Annihilation” si può identificare come precursore del capolavoro di Mr Scott Travis: è una versione più grezza e meno tecnica di “Painkiller” (1990).

Questo è sicuramente l’album più acerbo e meno maturo dei Bolt Thrower, ma sicuramente ha influito molto pesantemente su quello che oggi chiamiamo Death Metal.


Recensione a cura di Carlo Masoni
Capolavoro

Il mio preferito è sempre The Realm of Chaos.

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