Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2004
Durata:50 min.
Etichetta:GMR
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. HOLY MAN
  2. SABOTAGE
  3. IN THE SHADOW OF THE RAINBOW
  4. MAGIC FOREST
  5. ANGELS
  6. FLYING DUTCHMAN
  7. ON THE OUTSIDE
  8. GHOST TRAIN
  9. FUTURE OF THE PAST

Line up

  • Kristoffer Göbel: vocals
  • Stefan Björnshög: bass
  • Birger Löfman: drums
  • Niclas Granath: guitars
  • Janne Ekberg: guitars

Voto medio utenti

Attivi da più di vent'anni, gli svedesi Destiny non sono mai stati prodighi di realizzazioni, pagando probabilmente anche gli avvicendamenti nella line-up, che scorrendo l'elenco sono stati davvero numerosi. L'unico musicista che ha "tenuto duro" è il bassista Stefan Björnshög, il quale nel 1982 ha dato vita al gruppo portandolo al debutto con "Beyond All Sense", nel 1985. I due album successivi giungevano con rigorosa cadenza triennale, "Atomic Winter" (1988, da annotare la copertina realizzata da Derek Riggs) e "Nothing Left To Fear" (1991). Dovevano però poi passare ben sette anni prima del successivo "The Undiscovered Country" (1998) e altri sei per l'uscita dell'ultimo "Future of the Past". Le radici del gruppo affondano nel passato anche per lo stile proposto, un Heavy Metal cadenzato ed ottantiano, con accostamenti al Power americano (Helstar, Metal Church ma anche Sanctuary o Anvil), al quale danno un taglio cupo, anche a livello lirico. Testi interessanti e non banali, scritti (e commentati nel booklet) dal nuovo cantante, Kristoffer Göbel, che fa anche parte dei Falconer, con i quali ha cantato sul loro terzo album, "The Sceptre Of Deception". Non sono altrettanto buoni i risultati complessivi di "Future of the Past", lo stesso Göbel sembra maggiormente adatto ai toni epici e più melodici dei Falconer che ai toni spigolosi di una "Holy Man", dove troviamo anche un cantato in growl ed un finale con vocals filtrate. Un tentativo di apparire moderni? Se così fosse non mi sembra però particolarmente riuscito. Buona invece la resa sonora, al massimo gli si può imputare un'eccessiva freddezza di fondo.
I pezzi non sempre filano come dovrebbero ("Magic Forest" o "On The Outside", altre volte non escono al di fuori dei binari dell'ordinario, come avviene per la sabbathiana "In The Shadow Of The Rainbow" o per "Ghost Train" che rispolvera scheletri del passato, senza però la necessaria convinzione. Tra le cose migliori si colloca invece "Flying Dutchman" con il basso in bella evidenza e la presenza della brava Helena Johansson (cantante degli Shiva) alle back vocals, una canzone che per la struttura e certe atmosfere ricorda i Mercyful Fate. Del gruppo danese troviamo (e persino dei Candlemass) qualcosa pure nella conclusiva "Future Of The Past", che non sarebbe nemmeno male, peccato solo che la tirino per le lunghe, si toccano gli 8 minuti di lunghezza, con un finale troppo insistito.
Se con questo album i Destiny volevano recuperare il tempo perso, l'obiettivo non è stato raggiunto. Se invece volevano solo dimostrare di esserci ancora, beh... questo si, ma lo fanno troppo sottovoce.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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