Copertina 6

Info

Anno di uscita:2012
Durata:42 min.
Etichetta:Dreamcell

Tracklist

  1. ENDLESS DREAMS
  2. UNREAL
  3. FROZEN
  4. NEXT TO ME
  5. HOPELIGHT FADING
  6. INTO ETERNITY
  7. ORDINARY WAY
  8. JADED & WITHERED
  9. THE LAST ONE
  10. A DARK DAY (OUTRO)

Line up

  • Yuri Ciampi – lead guitar
  • Luis McFadden - vocals
  • Sacha Ciampi - drums
  • Andy Madonia - bass
  • Marko Giampaolini - rhythm guitar

Voto medio utenti

A due anni di distanza dal debut autoprodotto Soul Divided tornano i toscani Disbeliever, questa volta per Dreamcell. Il genere proposto sul secondo lavoro è un gothic metal moderno, sullo stile dei Paradise Lost di Host o Symbol of Life. Riff di chitarra potenti ma melodici, atmosfere malinconiche e romantiche in senso letterario, tante strizzate d'occhio all'elettronica dei Depeche Mode e ad una dark wave orecchiabile (in senso positivo). I pezzi che ho trovato migliori sono Ordinary Way, Into Eternity e Hopelight Fading (con un inizio di tastiere che mi ha curiosamente ricordato quelle di Killer di Seal remixato da Adamski). La prima è un riuscito mix fra le tastiere alla Depeche, riffoni di chitarra ed è estremamente orecchiabile e ballabile; la seconda tende più ai Paradise Lost, alternando anche cantato pulito e growl; la terza è incalzante e piena di pathos, mi piace molto il refrain. La musica di The Dark Days ha strutture semplici e ripetitive, i brani sono carini ma non sembrano mai decollare, restando anonimi. La produzione non giova, mantenendo strumenti e voce a volumi bassi (la batteria si perde del tutto), in un genere che, invece, richiede arrangiamenti curati ed una certa enfasi sonora. Sembra di sentire una band che abbia preso in mano da poco gli strumenti e cerchi di suonare brani "alla maniera di...". Ed è un vero peccato, perché l'album di debutto era nettamente superiore, sia come produzione (in grado di valorizzare gli strumenti e la voce) che dal punto di vista tecnico compositivo. Di la, anziché il lato elettronico, era presente quello sinfonico, con violini e pianoforti che richiamavano i My Dying Bride; di pari passo lo stile era più tendente al death doom e la voce più gridata. Le strutture erano sempre un po' troppo semplici, ma il risultato finale molto più appassionante. Le premesse erano buone, cosa è successo?
Recensione a cura di Laura Archini

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.