Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:41 min.

Tracklist

  1. ALL DAY & ALL NIGHT
  2. LITTLE SISTER
  3. (AND NOW) I REGRET HAVING MET YOU
  4. BIG TROUBLE
  5. NO MORE TRICKS
  6. THE DREAMY LADY
  7. SMOOTH LOVER
  8. DIRTY OLD MAN
  9. DAYDREAMER
  10. EVIL WOMAN
  11. FIRE

Line up

  • Massimiliano Scherbi: vocals, guitar, keys
  • Giampiero De Candia: bass, vocals
  • Matteo Moggioli: drums

Voto medio utenti

Vedere le note biografiche di una band italiana firmate da Richard Oliff della BBC (giornalista, critico, scrittore, produttore) è già abbastanza inconsueto, ma se il suddetto inoltre tira in ballo monumenti come Beatles e Clapton c’è da restare basiti.
Questo è ciò che capita ai triestini The Rideouts, formati nel 2003 ed autori di un album di debutto, “The storm after the calm”, uscito nel 2009. In effetti il loro stile lineare profuma fortemente di anni ’60, un bel rockblues anglosassone con una spruzzata melodica british-pop. La title-track, posta in apertura del disco, può effettivamente evocare i Cream di “Disraeli gears” per il suo incedere sornione e felpato. Trame classiche della vecchia scuola, suoni limpidi come il cielo terso, taglienti assoli per rendere più piccanti le canzoni, solido basso a fornire il groove, tutto sommato ci vuole poco per far funzionare le cose.
Bellissima e struggente “(And now) I regret having met you”, slow notturno che più bluesy non si può, idem per “Smooth lover” altro passionale lentone alla ZZTop, ma non meno brillanti gli episodi più ritmati come “Little sister”, “Big trouble”, “No more tricks”, ecc, dove i ganci melodici si sposano perfettamente con la vena rock del trio, sempre in evidenza.
Grande protagonista, lungo tutto l’album, la chitarra di Massimiliano Scherbi, capace di abili impennate solistiche di grande fascino. Ma è la formula in sé che funziona, visto che il trio possiede uno stile tanto semplice quanto efficace e non spreca una sola canzone fino in fondo, vedi la torrida “Evil woman” ed il cameo Hendrixiano “Fire” poste in chiusura del lavoro.
Se i The Rideouts adottano linee vocali che a tratti ricordano il quartetto di Liverpool, il loro sound è più impregnato di umori rockblues fine sixtiees e la miscela risulta decisamente vincente. Non aspettatevi un disco chiassoso o aggressivo, bensì uno perfetto se siete legati all’epoca di Cream, Groundhogs, Ten Years After, i Beatles più rock, e così via, ma con sonorità dal taglio moderno.

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