Copertina 6

Info

Anno di uscita:2013
Durata:non disponibile
Etichetta:Mausoleum Records

Tracklist

  1. 7 COLORS
  2. LACERATION
  3. WRITTEN IN FLAMES
  4. DEAD DOLL
  5. ROOM 237
  6. SINNER'S LANGUAGE
  7. TOWER OF HELLIONS
  8. CHAOS THEORY
  9. TAUNTED 2

Line up

  • Jacques Serrano: vocals
  • Joey Genoni: guitars
  • Matt Gower: guitars
  • Elena Repetto: bass
  • Larry Howe: drums

Voto medio utenti

Sulle scene da ben 20 anni, senza però riscuotere la fortuna e la fama che tanti anni di carriera farebbero quantomeno sperare, i californiani Taunted escono in questo 2013 con il loro terzo lavoro, "9 Sins": riusciranno i nostri eroi a sfondare?

Mettiamola così, a sfondare magari no, però a farsi conoscere da qualche metalhead in più magari si: intendiamoci, i 5 americani ci sanno fare, è innegabile, e l'entrata in formazione del batterista dei Vicious Rumors Larry Howe non può che elevare il tasso tecnico e di esperienza di qualsiasi band, figuriamoci di una con due decadi sulle spalle.
Le composizioni presenti su "9 Sins" si muovono bene tra il thrash della Bay Area e un heavy metal di chiaro stampo a stelle e strisce, sulle quali si staglia intensa e graffiante la voce dell'ottimo Jacques Serrano, a metà tra Joey Belladonna e Rob Zombie.
Da segnalare anche l'ottima coppia di chitarre formata da Genoni e Gower, che in più di una traccia riescono a tirar fuori degli assoli di eccellente fattura, pur risultando spesso un corpo estraneo all'interno della struttura della canzone.
Veri picchi non ce ne sono, se non forse proprio l'opener "7 Colors" e la centrale "Room 237", più che ovvia citazione del capolavoro "Shining" e spietatissimo esempio di speed/thrash, dalla ritmica incalzante.

Insomma niente di nuovo sotto il sole, non un disco che rivoluzionerà il mondo della musica, senza infamia e senza lode, ma sicuramente i Taunted sono dotati di buon talento e forse con gli anni avrebbero potuto raccogliere un po' di più di quello che poi hanno effettivamente fatto. Ma ormai ho come l'impressione che sia un po' troppo tardi..

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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