Copertina 8,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:non disponibile
Etichetta:Mausoleum Records

Tracklist

  1. OMERTÀ
  2. BITTER SWEET PARADISE
  3. SKY IS FALLING DOWN
  4. TAME THE TEMPEST
  5. DARK SKIES OVER BABYLON
  6. SEVENTH SEAL
  7. WITCHES OF NOVEMBER
  8. BLACK ABYSS
  9. KNIGHTS OF THE CRIMSON CROSS
  10. MIDNIGHT CATHEDRAL (VERITAS)
  11. HERE TO HEAVEN

Line up

  • Gus Monsanto: vocals
  • Ben Randall: guitar
  • James Murray: bass
  • Scott McLean: keys
  • John Clelland: drums

Voto medio utenti

Ennesimo centro per il nostro Alessandro Del Vecchio, orgoglio del mondo hard ‘n’ heavy tricolore che guadagna una nuova nota di merito per essersi occupato della produzione di questo favoloso debutto dei Code Of Silence.

Le descrizioni che trovate online e soprattutto la copertina potrebbero fuorviare: non siamo di fronte a una power metal band. Il disco è invece un classico heavy metal con marcate sfumature progressive, in cui la melodia viene prima di tutto, esaltata da ritornelli sempre spettacolari e mai banali.

Perfetto biglietto da visita Bitter Sweet Paradise, utile a far capire all’ascoltatore cosa sta per accadere nel suo stereo.
Sky Is Falling Down l’avevo bollata come singolo fin dal primo ascolto e infatti è proprio il singolo scelto dalla band: corta, trascinante, catchy, davvero un bel pezzo che tra l'altro trovate come bonus track anche in versione demo, intressante da confrontare alla take finale.
Sono però le canzoni come Tame The Tempest, Seventh Seal, Witches Of November o Midnight Cathedral che ci mostrano gli elementi più convincenti della proposta della band britannica. Classiche, possenti, ma soprattutto a mio parere cariche di elementi di enorme classe (alla Queensryche per intenderci). Nessuna concessione al progressive più canonico, ma un gusto e una ricercatezza negli arrangiamenti davvero rari da trovare e davvero ben pensati, suonati, prodotti.
La chicca da enciclopedia dell’heavy melodico Black Abyss e la corsa lungo il confine dell’AOR in Here To Heaven sono altri episodi da spellarsi le mani, ma anche quando si mettono a suonare ballad non scherzano: la title-track è infatti l’ennesimo brano da tenere in considerazione. Sinceramente, la preferisco nella versione alternativa proposta come bonus track, ma poco importa, si tratta comunque di un brano notevole.

Un album davvero mai brutto o inopportuno, anche quando si picchia un po’ di più come in Knights Of The Kingdom Cross.

Dopo i primi ascolti avevo scritto la recensione. Stamattina l’ho riascoltato per essere sicuro…e ci ho pure aggiunto mezzo punto! Vi serve altro? Fatelo vostro!
Recensione a cura di Alessandro Quero

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 feb 2013 alle 04:38

non è quello dei revolution renaissance?

Inserito il 08 feb 2013 alle 09:45

Gus Monsanto? Really?

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