Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2012
Durata:60 min.
Etichetta:Black Tears of Death/Nekro-Tron Records

Tracklist

  1. TENEBRE
  2. THE SEVEN ANGELS
  3. WORMWOOD STAR
  4. TENEBRE REPRISE PART I
  5. THE FIFTH ANGEL
  6. RASH AGITATORS OF DARKNESS
  7. TENEBRE REPRISE PART II
  8. REQUIEM
  9. IN HAMNDUNDREHEN
  10. TENEBRE FINALE – IN ICTU OCUL

Line up

  • Samael Von Martin - Electric - acoustic guitars, lead Bass, Keyboards and additional voices
  • Demian De Saba - Drums, Keyboards, additional voices and add clean guitars
  • Alex "Krom" Kain - Lead vocals
  • Belita Adair - Female vocals and organ

Voto medio utenti

I Negatron mi riportano piacevolmente indietro alla scena black italiana degli anni '90; trattasi, infatti, di un supergruppo comprendente: Samael Von Martin e Demian de Saba, entrambi membri di Evol, Satanel, Death Dies; Alex “Krom” Kain (Algol, Demise Of God) e Belita Adair degli americani Satanic Corpse. Dimostrando di avere gusto e cultura musicale i nostri si guardano bene dal presentare l'ennesimo album di black metal trito e ritrito, ma tornano indietro fino agli anni '80, dove partono le radici del metal più oscuro. Celtic Frost, Mercyful Fate, i nostri Death SS, sono le prime influenze che si sentono. Il pezzo più vicino al black è The Seven Angels, mentre per gli altri possiamo parlare di doom (con inevitabili sentori di Black Sabbath e Black Widow), heavy metal molto tirato e grezzo, tal volta thrash. Anche la produzione è volutamente old style, scevra da suoni roppo rifiniti e perfetti, e contribuisce molto ad accentuare l'aura oscura ed esoterica dell'album. Bello anche il titolo Tenebre, che, non solo richiama perfettamente le atmosfere del concept, ma è un chiaro omaggio all'horror di Dario Argento. L'album prende spunto dalla morte di Caravaggio, pittore che, con l'intensa fisicità ed espressività dei suoi dipinti, ben si avvicina a questa musica; vengono immaginati gli ultimi istanti di vita in un viaggio attraverso il suo subconscio, per esplorare i confini del dolore, della morte... delle tenebre, appunto. La opener omonima è un altro omaggio, stavolta reso a nomi come Lucio Fulci ed i Goblin: organo e voce femminile, che ora recita, ora intona una sorta di canto sacro. Wormwood Star è sulfurea, catacombale, retrò; bella la prova vocale. L'inizio di Im handumdrehen riprende le nenie dei film di Argento ed, in generale, mi piace molto questo che è il pezzo più melodico dell'album. In Ictu Oculi, conclude degnamente un lavoro come non se ne sentivano da un po', realmente oscuro.
Recensione a cura di Laura Archini

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