Sophicide - Perdition Of The Sublime

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2012
Durata:45 min.
Etichetta:Hammerheart Records

Tracklist

  1. THE ART OF ATROCITY
  2. WITHIN DARKNESS
  3. PERDITION OF THE SUBLIME
  4. OF LUST AND VENGEANCE
  5. EXECRATION
  6. BLOOD FOR HONOUR
  7. FREEDOM OF MIND
  8. FOLIE Á DEUX
  9. LAFAYETTE’S DECEPTION
  10. DAWN OF A NEW AGE
  11. THE ESSENCE OF WARFARE

Line up

  • Adam Laszlo: all instruments

Voto medio utenti

Sophicide rappresenta il progetto solista di un giovane tedesco, il ventunenne Adam Laszlo.
La giovane età del nostro non gli ha impedito di affinare le proprie capacità compositive né di ispirarsi, per la sua musica, al technical death metal di bands come Cynic e Atheist.
Queste ultime bands non sono però l’unica influenza dle nostro, in quanto alcune passaggi veramente brutali riportano alal mente il NY death metal di Immolation ed Incantation.
Le indubbie capacità compositive di Laszlo, tuttavia, risentono di alcuni difetti che impediscono a questo “Perdition Of The Sublime”, debutto, di essere un disco veramente ottimo.
In primo luogo il platter, vuoi anche per la produzione, suona freddo, c’è poco feeling, insomma è suonato troppo bene e in maniera troppo ‘ragionata’, per esprimere appieno le proprie potenzialità. Ciò si traduce, in secondo luogo, in una carenza di personalità che fa sì che sia difficile ricordare singolarmente le canzoni.
Il disco in alcuni frangenti, ad esempio in “Of Lust And Vengeance”, è troppo concentrato sul ricercare il passaggio intricato o fuori contesto, piuttosto che sul colpire con veemenza i padiglioni auricolari dell’ascoltatore.
È chiaro che puoi suonare perfetto e complicato quanto ti pare, ma se suoni death metal il tuo obiettivo primario è massacrare l’ascoltatore. Quando questo non avviene, o almeno non sempre, credo che vada rivisto qualcosa nell’aspetto compositivo.
Inoltre spesso la forma canzone tipica dei Sophicide è improntata sulla velocità facendo rimpiangere i momenti nei quali la musica rallenta, diventa groovy e brutale, come in “Dawn Of A New Age”.
È evidente che le mie critiche, costruttive, non sminuiscono la bravura di Laszlo, la cui giovane età è al tempo stesso un pregio e un difetto, con l’esperienza e la maturità sono certo che vedremo i frutti della sua bravura.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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