Stump Joe - Revenge Of The Shredlord

Copertina 6

Info

Genere:Guitar Hero
Anno di uscita:2012
Durata:70 min.
Etichetta:Lion Music

Tracklist

  1. THE RITUAL BEGINS
  2. MAN YOUR BATTLESTATIONS
  3. PISTOLEROS
  4. SHREDLORD'S SONATA
  5. MASTER'S PRELUDE
  6. IN THE MASTER'S HOUSE
  7. THE BLACK KNIGHT'S CASTLE
  8. ENTER THE COVEN
  9. EVIL BEASTS BELOW
  10. STRAT OUTA HELL
  11. WHITE KNUCKLE MAYHEM
  12. THE END APPROACHES

Line up

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Album come questi sono veramente ardui da esaminare, in quanto ci si trova davanti a prodotti discografici che hanno una ragion d'essere ed una motivazione ben precise, le quali obbligano, sotto un certo punto di vista, ad abbandonare un approccio prettamente personale (il buon vecchio e sano “de gustibus”) in favore di un'analisi che tiene ben presente due punti fermi: per prima cosa si deve rammentare che lavori come “Revenge Of The Shredlord” puntano fondamentalmente sulla tecnica e la velocità d'esecuzione, poi, in seconda battuta, non va dimenticato che tali dischi sono rivolti ad un particolare tipo di pubblico, il quale cerca proprio un approccio compositivo in cui l'aspetto emozionale viene messo da parte in favore di una produzione ed una struttura dei brani miranti, entrambi, ad evidenziare l'aspetto tecnico del leader, lasciando agli altri musicisti un ruolo quasi da comprimari, per usare un gergo più “teatrale”.

Quanto appena detto, ed è qui la difficoltà di cui vi parlavo, può facilmente portare a giudizi contrastanti o addirittura sbilanciati, sia in senso positivo che negativo. Al fine di evitare facili elogi, oppure sbrigative e nette stroncature, mi sono prefissato come obiettivo quello di ascoltare la nuova uscita di Joe Stump tenendo bene a mente tutto ciò che implica l'avvicinarsi a dischi come questi, andando a ricercare, non tanto le somiglianze tra “Revenge Of The Shredlord” ed altri lavori di matrice shred, bensì tutte quelle caratteristiche che rendono il suddetto album diverso e appetibile, ed onestamente il mio sforzo è stato ripagato; ora vi illustrerò il perché.

Una grande pecca degli album neoclassici e strumentali riguarda sicuramente la freddezza della produzione, che spesso fa sembrare il tutto un mero gioco di stile, dove la bravura prende il posto del pathos e la tecnica fine a stessa si sostituisce ad un songwriting più ricercato ed omogeneo; fortunatamente non è questo il nostro caso, infatti la Lion Music ha optato per la via opposta, creando un sound molto caldo e passionale, dove tutti gli strumenti, specialmente la sezione ritmica, vengono pienamente valorizzati, donando così all'album quel quid in più che lo rende sia tecnico che personale, evitando quell'effetto sbadiglio che spesso colpisce i meno addentrati in certe sonorità.

Un altro punto di forza del disco in esame riguarda soprattutto il suo essere non necessariamente ed estremamente “guitar-oriented”, infatti, anche se la chitarra ha un ruolo ovviamente centrale pure gli altri strumenti riescono ad ottenere una certa visibilità e spazio di manovra, come dimostra la partenza di “The Black Knight's Castle” (affidata in apertura ad una batteria solitaria sulla quale, poi, si innesterà il buon Stump), una scelta, questa, capace di rendere tutto il lavoro molto dinamico e divertente, dimostrando come possano convivere perfettamente tecnica e coesione musicale, struttura ricercata e allo stesso facilità di ascolto.

In base a tutto ciò si potrebbe concludere qui, magari consigliando l'acquisto anche a coloro che non sono propriamente estimatori della variante neoclassic/shredder del Metal; purtroppo non mi sento di chiudere così, infatti, come tutte le cose, anche “Revenge Of The Shredlord” non è esente da difetti, uno dei quali è la sua eccessiva durata: più di un'ora per un album di tal fattura è veramente troppo e, tolta “In The Master's House” (la migliore del disco), i pezzi più lunghi sono proprio quelli più canonici e meno movimentati, sorretti e salvati, spesso, da un uso sapiente della tastiera, capace di dare un senso di epicità senza risultare mai invadente e pomposa.

Tirando le somme non mi resta che palesare il mio dispiacere per un lavoro che, pur essendo partito veramente bene si poi perso proprio laddove, in realtà, sarebbe dovuto esplodere, cioè nei pezzi di più ampio respiro, dove l'elevato minutaggio avrebbe permesso l'introduzione di parti più articolate e variegate (chessò qualche divagazione fusion, tanto per dire qualcosa), secondo me utili a far decollare un disco che, purtroppo, è consigliabile solo a coloro che amano fortemente il suono pulito ed altamente tecnico della chitarra, in cui a farla da padrone ci sono le solite scale eseguite a velocità folle ed un gusto abbastanza classico per la melodia.
Recensione a cura di Diego ‘Wolf85’ Serafini

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