Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:55 min.

Tracklist

  1. BLEEDING YOUNG ANGEL
  2. DON'T CALL ME HAPPY
  3. SO LONG, FAREWELL
  4. MEMORIES
  5. BEFORE THE NIGHT IS OVER
  6. HEARTS OF GOLD
  7. PROUD TO BE YOUR MAN
  8. SCARS
  9. SLAVE OF YOUR LOVE TONIGHT
  10. TURN OFF THE LIGHTS
  11. HANDFUL OF TEARS
  12. YEARS OF FALLING RAIN

Line up

  • Marco ‘Holygold’ Massari: vocals, guitars
  • Lorenzo Salietti: bass, backing vocals
  • Filippo Fioravanti: drums
  • Michele Eviani: drums

Voto medio utenti

Marco Massari è un cantautore e chitarrista che ama esprimersi attraverso le emozioni, lo faceva con i Goldah e continua a farlo con questo nuovo progetto denominato Holygold.
E proprio come ogni forma di sentimento intenso, la musica di “Wounded memories”, di rado è “perfetta”, si manifesta spesso in maniera slabbrata e irrisolta, riuscendo comunque quasi sempre a colpire l’astante nel profondo, anche quando la voce sembra “spezzarsi” e le melodie appaiono leggermente inconcludenti o quantomeno abbastanza “semplici” e ordinarie.
Ecco che in questi cinquantacinque minuti di note fascinosamente incompiute c’è di più di quello che un’analisi “scientifica” potrebbe rivelare, ci sono la fragilità e la forza, l’insoddisfazione e le difficoltà del cuore, il ricordo e il rimpianto, tutta roba capace di scatenare quella reazione emotiva così imprevedibile e inaspettata.
Plausibili suggestioni comparative? Parecchie e tutte piuttosto ben metabolizzate … dai Nirvana ai Springsteen, da Buckley ai Radiohead, dai REM ai Buffseeds, dai Katatonia ai Puressence, gli Holygold affascinano innanzi tutto per l’inquietudine vibrante di “Bleeding young angel “ e "Slave of your love tonight “, per le atmosfere rilassate e “rurali” di “Don't call me happy”, per la sensibilità di “Before the night is over” e della ballata vagamente Floyd-iana "Proud to be your man”, e ancora per l’ardore di “Hearts of gold” e della bella “Scars” (del brano esiste altresì una trasposizione in italiano ad opera di Marco ‘Maz’ Mazzesi dal titolo “Ombre di me”), mentre altrove sarà un po’ più difficile reperire i debiti stimoli sensoriali, celati all’interno di costruzioni armoniche meno efficaci e di un cantato fin troppo, come dire, “istintivo".
Gli Holygold non sono, dunque, il classico gruppo da “tutto e subito” e “Wounded memories” è in questo senso da valutare come un passaggio formativo ineludibile nella prospettiva del loro compimento artistico … lasciamoli “crescere”, sostenendoli come meritano tutti quelli che, pur nella sfocatura dell’immagine sonora attuale, possiedono già una dote rara … la capacità di emozionare, una caratteristica impossibile da associare ad uno sforzo intellettuale e da considerare come parte integrante di un corredo genetico che è necessario preservare.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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