Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:57 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. TOMORROW, AT DAWN...
  2. ON THE HEIGHTS OF DESPAIR
  3. UNDER THE CROSS
  4. MESHI'HA
  5. GOOD MOURNING CHILD
  6. INSOMNIAC ANIMAL
  7. AN ODE TO MYSELF
  8. TRISMEGISTUS KING
  9. LEAVE SCARS
  10. DIVING BELL AND BUTTERFLY
  11. INRI

Line up

  • Ben: lead guitars
  • Tony: guitars
  • Pierre: vocals
  • Audrey: bass, vocals
  • Thomas: keyboards, cello
  • Jef: drums

Voto medio utenti

Etichettare "V.I.T.R.I.O.L." dei francesi Memories of a Dead Man semplicemente come un album hardcore sarebbe un esercizio quantomeno limitativo. Si, sarebbe davvero facile farlo, alla fin fine quello che i 6 transalpini suonano è hardcore, ma le venature che lo contagiano sono talmente tante e variegate da creare un suono pressoché unico.

Shoegaze, post-hardcore, avantgarde, black, un growl decisamente cattivo e che raramente sfocia nello scream tipico dei tanti gruppetti hardcore che girano, soprattutto negli States.
Il lavoro dei Memories of a Dead Man trasuda maturità da ogni poro, pur trattandosi questo del loro secondo lavoro. Ogni nota sembra parte di un progetto reale, non qualcosa di messo li giusto per riempire 57 minuti di disco.
Tecnicamente poi abbiamo a che fare con una coesione totale, una grande abilità compositiva e sonatoria, tanto che in alcuni episodi del disco si ha la sensazione di ascoltare qualche spruzzata di prog, sempre se vogliamo continuare ad aggrapparci a facili etichettature.
L'unico punto a sfavore dei francesi è forse un'eccessiva monotonia (attenzione, non monotoNOIA), il che è un vero peccato dato il potenziale espresso e il bagaglio tecnico mostrato. Variare un po' di più la struttura delle canzoni avrebbe fatto fare al disco il deciso salto di qualità dalla bontà alla grandiosità, salto che "V.I.T.R.I.O.L." non riesce proprio a fare. Per fortuna questo aspetto passa decisamente in secondo piano davanti alla bravura che i 6 riescono a iniettare in ogni canzone, le quali trasudano impegno e grinta, oltre ad un'intensità fuori dal comune.

Ma tant'è, carne al fuoco ce n'è parecchia e succulenta, e essendo come già detto solo il loro secondo album, sono sicuro che i Memories of a Dead Man sapranno prendere atto dei loro limiti e sfornare un terzo album col botto. Io conto su di loro, fatelo anche voi perchè meritano davvero un ascolto attento e intimo.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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