Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:56 min.
Etichetta:My Graveyard Productions

Tracklist

  1. 1.9.8.4.
  2. V
  3. BANQUET TO THE GODS
  4. LET US SPEAK
  5. DECEPTION FROM HEAVEN
  6. ZEUS
  7. ON OUR LAST DAY
  8. THE SACRED LAND
  9. I DREAM OF HOPE
  10. RED SHARKS

Line up

  • Gabriele Tura: vocals
  • Andrea Folli: guitars
  • Daniele Galante: guitars
  • Massimiliano Luterotti: bass
  • Matteo Tura: drums

Voto medio utenti

The Devil's Got A Hold Of My Soul, And It's Driving Me Mad...

Al di là del nome che si sono scelti, i Prodigal Sons non hanno un passato da cover band degli Iron Maiden, certo la loro proposta musicale è fortemente classica, tuttavia questa formazione bresciana mette in mostra una certa personalità ed un bagaglio tecnico non indifferente, che rifulge sopratutto nella prova del cantante, Gabriele Tura, il quale se la sfanga più che bene sia nei momenti più torridi ed intensi, sia in quelli melodici ed intimisti della ballad "On Our Last Day" o della teatrale e drammatica "I Dream of Hope", un brano che tra Queensryche, Virgin Steele e con una bella cavalcata maideniana nel finale, si erge come l'episodio più rappresentativo dell'intero album.
Certo, guardando al guitarwork è impossibile non prendere nota dell'influenza degli Iron Maiden, ma Andrea Folli e Daniele Galante hanno anche altre frecce nella loro faretra, come quelle che scagliano attraverso le turbolenze di "The Sacred Land", dove troviamo, ospite ai cori, John Falzone degli Steel Assassin.
Peccato però che la produzione e la resa sonora di "On Our Last Day" non vadano oltre una striminzita sufficienza, penalizzando non poco i loro sforzi. Brani come "V", "I Dream of Hope" o "Zeus" avrebbero, infatti, meritato e necessitato di ben altro supporto, così da break the chains all'energia ed alla classe di cui i Prodigal Sons sembrano ben equipaggiati.
In qualche occasione è comunque lo stesso gruppo a complicarsi un po' la vita, con qualche battuta a vuoto, come nel caso della già citata, purtroppo anonima, titletrack o di una "Deception from Heaven" che invece paga qualche passaggio a vuoto.
Apprezzabile la scelta di riprendere, in chiusura del disco, "Red Sharks" dei Crimson Glory, anche se con una prova un po' troppo frenetica, mentre non lascia alcun appiglio ad eventuali critiche l'artwork dell'album, suggestivo e realizzato ottimamente.

"On Our Last Day" è un primo passo e prelude a molti altri, che porteranno sicuramente lontano questi ragazzi.

Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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