Empatic - Gods of Thousand Souls (reissue)

Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2012
Durata:47 min.
Etichetta:Terrasound Records

Tracklist

  1. GREEN MILE
  2. G.O.T.S
  3. FALSE FRIEND
  4. THE GAME
  5. TOMORROWLAND
  6. VS
  7. SO WHAT?
  8. DREAMER
  9. FULFILLED DREAMS
  10. EMPATIC (INSTRUMENTAL)
  11. ENOLA GAY (OMD COVER)

Line up

  • Maciej Rochaczewski: Vocals
  • Jakub Bednarski: Guitar
  • Przemysław Cikacz: Guitar
  • Włodzimierz Wałaszek: Bass
  • Jaroslavus "Yopeque" Slivkus: Drums

Voto medio utenti

Gods of Thousand Souls” è la ristampa del debutto (e per ora, unico lavoro) dei polacchi Empatic, uscito originariamente nel 2010 per la Wydawnictwo Muzyczne Psycho e ora riedito dalla Terrasound records.

Provengono dalla Polonia, terra che ha dato i natali a gloriose band estreme come Vader, Behemoth e Hate, ma siamo lontani anni luce dalla claustrofobia e cieca violenza delle succitate band. Gli Empatic propongono un death/thrash metal melodico di elevata caratura, con radicate influenze post-thrash primi anni '90 (in alcuni passaggi mi son tornati in mente i primi Machine Head). Non siamo davanti agli ennesimi cloni di Dark Tranquillity, In Flames e compagnia bella, gli Empatic ci sanno veramente fare. Il sound non è particolarmente estremo, anzi, i brani sono piuttosto easy listening (ovviamente per gli standard a cui è abituato il death metaller medio), ma hanno un groove veramente pazzesco, merito di un songwriting diretto e deciso.

Ottimo l'utilizzo delle voci: growl e screaming (insieme a parentesi di parlato), oltre ad essere tecnicamente ineccepibili, vengono dosati benissimo e mai risultano eccessivi o fuori luogo.

Il disco scorre piacevolmente in tutte e 11 le tracce, ad eccezione della traccia “The Dreamer”, unico calo di tono, decisamente noiosetta, una spanna sotto rispetto al resto dell'album.

Un plauso particolare la meritano gli assoli, suonati molto bene e incastrati eccellentemente all'interno dei brani.

Forse l'unica pecca nei brani del quintetto polacco, se proprio vogliamo andare a cercarne una, è l'aver composto canzoni validissime, ma con poche variazioni al proprio interno. Sono tutte costruite con la classica forma-canzone, in cui c'è un riff portante su cui attorno viene costruito l'intero brano. A voi giudicare se sia un difetto o meno. A parere del sottoscritto, ciò aiuta di gran lunga l'album a rimanere nella testa dell'ascoltatore per ore e ore già dal primo ascolto. Poi, se i riff sono validi e trascinanti (e, di conseguenza, i brani stessi) come all'interno di questo "Gods of Thousand Souls", tanto meglio. Chiude l'album una divertente e riuscitissima cover del classico pop anni '80, "Enola Gay" degli OMD.

Ansioso di ascoltare nuove composizioni, nell'attesa, mi godrò questo più che soddisfacente debutto. Bravi.
Recensione a cura di Simone Carta

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