Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2012
Durata:42 min.
Etichetta:Cyclone Empire

Tracklist

  1. INTO THE GLOOM...
  2. IN AN OBSCURE ETERNITY
  3. VIOLE(N)T INTENTIONS
  4. N.D.E.
  5. A CRY OF TERROR (VOICES FROM NOWHERE)
  6. HOLLOWORLD
  7. STEAMS OF BLOOD
  8. UNEQUIVOCAL EVIL EXCITEMENT
  9. FALLEN ANGEL OF DEATH
  10. LAST EMOTION
  11. TERROR IN THOUSAND FACES

Line up

  • Aritz Nabarro: Vocals
  • Tristan Iñiguez: Guitars
  • Alain Castaño: Guitars
  • Gorka Otero: Bass
  • Asier Bilbao: Drums

Voto medio utenti

Spagnoli d'origine ma al 100% svedesi nell'anima, i Darkness by Oath rilasciano questo terzo lavoro che nulla aggiunge a quanto già proposto nei precedenti dischi. Da loro e da altre migliaia di band.

La linea temporale dei Darkness by Oath sembra essersi fermata una quindicina di anni fa, quando uscivano sul mercato capolavori del calibro di “Jester's race” degli In Flames o “Slaughter at the soul” degli At the Gates, gli Eucharist erano ancora tra noi e venivano gettate le basi per quella che è stata tra le più importanti e prolifiche evoluzioni del death metal.

Direttamente dalla zona del crepuscolo, eccoli emergere accompagnati da questo nuovo “Near Death Experience”. Non si tratta di un brutto lavoro, anzi, i brani nella loro semplicità si lasciano ascoltare anche piuttosto volentieri. Gli ingredienti ci sono tutti: un cantante con un ottimo screaming (molto simile a Tomas Lindberg, singer degli At the Gates), le capacità tecniche ci sono e le idee anche, ma è tutto troppo privo di personalità e rischia anche di generare qualche sbadiglio.

Intendiamoci, non è mia abitudine utilizzare come metro di giudizio l'originalità per giudicare un disco. Insomma, come dice una mia saggia amica, “se fossimo tutti originali, tutte le auto sarebbero Ford”, ma questi ragazzi mi hanno dato come l'impressione di costringersi all'interno di schemi predefiniti e obbligarsi a non oltrepassarne il confine.

Non mancano comunque episodi più brillanti come “Viole(n)t Intentions” e la conclusiva “Terror in thousand faces”, ma è comunque troppo poco per andare oltre la sufficienza.

Peccato, poteva essere un gran disco, invece rimane un album mediocre, per soli nostalgici senza troppe pretese. Uno di quegli album, come si dice in questi casi? Ah, si, senza infamia e senza lode..
Recensione a cura di Simone Carta

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