Copertina 6

Info

Anno di uscita:2011
Durata:non disponibile
Etichetta:Siege of Amida Records

Tracklist

  1. IDLE HANDS
  2. LEFT WITH US
  3. UPON RED SHORES
  4. SLEEPLESS
  5. TURN TOWARDS THE SKY
  6. EQUATORS
  7. A PROMISE IN GOLD
  8. ROADS
  9. WHERE THE COMPASS DOESN'T LEAD (FT. PAUL GREEN OF THE ARUSHA ACCORD)

Line up

  • Matt Church: Vocals
  • Jono Weakner: Guitar
  • James Kentfield: Guitar
  • Stefan Whiting: Bass
  • Dan Spry: Drums

Voto medio utenti

Parto subito con una premessa, un disco del genere ed io siamo compatibili quanto un vegano e Hannibel Lecter o come Sacchi e Trapattoni, il metalcore e band come AS I Lay Dying et similia non le userei neanche come lassativo nei momenti più bui del mio intestino.
Questo lo scrivo per onestà verso chi legge, ho passato l'adolescenza con recensioni di gente che parlava male di un gruppo solo per avversione verso quel genere o peggio perchè la band in questione non era più di moda.

Ovviamente anche chi scrive ha i suoi gusti e per questo è giusto che esprima ciò che pensa, senza però dimenticare che un conto sono i gusti personali, mentre la recensione di un disco è tutt'altro paio di maniche.
Quindi mi sono sottoposto all'ascolto degli Inglesi Against The Flood, molto giovani e giunti nel 2011 all'esordio su lunga distanza dopo un ep, cercando di essere il più possibile equo.
In primo luogo c'è da dire che il disco ha dei suoni potenti e puliti, la band ha un livello tecnico individuale e lo dimostra spesso in tutti i brani che compongono il disco.
Si inizia con "Idle Hands" che è sicuramente il miglior brano del disco, il riffing è parecchio intricato e i ritmi sono piuttosto vari ma purtroppo dalle tracce successive in poi, una dopo l'altra, le strutture dei brani si fanno parecchio monotone e si entra nel classico schema (intro-strofa cadenzata e ritornello arpeggiato) con contorno di vocals che alternano parti urlate, qualche growl e voce pulita.
Inoltre, nonostante i pezzi siano compatti e non troppo lunghi, un'eccessiva ricerca tecnica individuale va a discapito di un songwriting piuttosto piatto, dove i musicisti fanno una bella figura ma i pezzi in se non ti entrano facilmente in testa.
Infatti se si esclude la sopracitata opener, "Left With Us" che gode di una parte centrale molto particolare con dei cori molto possenti o la monolitica "Sleeples", il resto sa veramente tanto di già sentito e poco ispirato e se lo dico io che non ascolto gli All That Remains a giornate....
Concludo riprendendo ciò che ho detto prima, se andate pazzi per il cosidetto nu metal o metalcore, potreste anche apprezzare questo disco ma non credo proprio che qui troverete qualcosa di nuovo o straordinario.
Una volta per certi dischi retrò si scriveva :"solo per aficionados", ora sono io a scrivere questa definizione, per un disco che dovrebbe rappresentare il NU o "l'alternativo".
Decidete voi se la cosa è un pregio o un difetto.
Recensione a cura di Filippo Belli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 dic 2011 alle 12:47

E benvenuto a Filippo!

Inserito il 27 dic 2011 alle 09:05

Ottima recensione.

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