Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:56 min.
Etichetta:Bakerteam Records

Tracklist

  1. ORIENS
  2. WHERE NOTHING CHANGES
  3. VERTICAL LIMIT
  4. PASSENGER
  5. THE WHISPERER
  6. TO WHOM IT MAY CONCERN
  7. ABOVE THE REST
  8. THE RED CONDITION
  9. SERVANT’S POEM
  10. THOU WALK ETERNAL

Line up

  • Maurizio Villeato: Bass
  • Federico Maragoni: Drums, Percussion
  • Alessandro Castelli: Guitars
  • Andrea Spinelli: Vocals

Voto medio utenti

Il terzo album dei nostrani Adimiron sembra fatto apposta per soddisfare una gran quantità di palati. La band, grazie anche ad un suono rifinito e chirurgico, mette insieme le sue migliori suggestioni thrash, death, prog, avantgarde e chi più ne ha più ne metta, per fornire un prodotto quanto mai variegato e godibile.

Figlio di un concept su un uomo alla disperata ricerca del suo sé interiore, “K2” è una sarabanda musicale, a cavallo tra i Soliwork, certi In Flames d’annata, ma che non disdegna aperture lisergiche e rarefatte di scuola Opeth, come ad esempio nella bella “Passenger”. La fortuna di “K2” sta soprattutto nella qualità dei brani, che permettono al disco di subire davvero pochissimi cali di tensione. La presenza di Dave “Annihilator” Padden ospite come special guest nella song “The Whisperer” non fa che confermare l’eccelso stato di forma del combo, che sa cambiare elementi ma non perdere un’oncia del proprio stile.
Molti hanno storto il naso di fronte ad un certo ammorbidimento del sound degli Adimiron (piccola digressione: ho scoperto che il nome è tratto dalla cabala, significa “il sanguinario” e sarebbe uno degli epiteti della Bestia… qualcuno può confermare o smentire??), cosa in corso già nel precedente “When Reality Wakes Up”. Come sempre vale in questi ambiti, il discorso riguarda più il gusto personale che l’obiettiva qualità della proposta sonora. Dal canto di chi scrive, “K2” è un disco onesto, molto lavorato e di non facile assimilazione, in cui è palese l’enorme sforzo di composizione ed arrangiamento, e che merita quantomeno il plauso per lo sforzo compiuto. Aggiungete alla ricetta il mixing e mastering a cura di Jens Bogren (Opeth, Amon Amarth, ecc.) e vi ritroverete tra le mani un album moderno, convincente ed affascinante, in cui l’aggressività riesce a convolare a nozze con una ricercatezza non scontata, che piace e convince.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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