Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2003
Durata:36 min.
Etichetta:Listenable
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. INTRO
  2. RETRIBUTION
  3. THOSE BEYOND
  4. REDEEMER
  5. COSMOPATHIC DEATHVOID
  6. KNEE-DEEP IN BLOOD
  7. ON SWIFT WINGS
  8. ASCENDANCY
  9. AWAKENED FURY
  10. INVOKING THE END
  11. RISE OF THE FALLEN

Line up

  • Sune Hammarstrom: vocals
  • Lars Martinsson: bass
  • Rikard Kottelin: guitars
  • Emil Dragutinovic: drums
  • David Svartz: guitars

Voto medio utenti

I The Legion sono un formidabile gruppo sconosciuto ai più, se non fosse per quel tal Emil Dragutinovic, chiamato poco tempo fa ad occuparsi delle parti di batteria di "World Funeral" dei Marduk. "Unseen To Creation" è ben lontano dall'essere un capolavoro, ma rispetto all'ultima uscita degli svedesi si dimostra interessante e gustoso. Ovviamente le basi dei The Legion affondano sempre nello swedish sound, ma con qualche distinguo: in particolare i riff serrati e compatti che mi hanno ricordato un certo modo di intendere la melodia recuperato dai Dimmu Borgir con gli ultimi due album. Le chitarre sono sempre in bilico tra le dissonanze care al black e la tecnica del death metal, ma l'alternanza tra le due fasi è indolore e ben riuscita. Il basso è affondato nella produzione degli Abyss Studios, mentre dietro alle pelli quel folle di Emil dimostra di saperci fare, nonostante una fastidiosa passione per la doppia cassa che lo porta spesso e volentieri ad abusarne. Peccati veniali, perchè la consistenza del songwriting dei The Legion è sufficiente a garantire più di mezz'ora di mazzate sulle gengive, senza risparmiare qualche momento più cadenzato per farci recuperare le energie. La scelta di tenere i pezzi intorno ai tre minuti, e di limitare di conseguenza anche la durata totale dell'album, si rivela vincente... perchè se le canzoni di "Unseen To Creation", data la loro comune matrice, si fossero prolungate di più la noia avrebbe probabilmente preso il sopravvento. Invece un oculato mix di violenza e groove fa si che i pezzi si "evolvano" in una inevitabile direzione, per poi finire proprio al momento giusto senza cali di tensione. L'altra ottima idea è quella di concludere il lavoro con un pezzo decisamente più melodico: "Rise Of The Fallen" in realtà inizia come tutti gli altri, ma intorno al secondo minuto alcuni intrecci epici delle chitarre ci portano a favoleggiare nelle terre ricche di mistero che sono anche raffigurate sulla copertina. In definitiva, niente di imprescindibile. Ma nell'ombra, zitti zitti, i The Legion hanno tirato fuori un album che gli svedesi dovrebbero ascoltarsi la notte prima di andare a letto, visto l'enorme calo qualitativo di Marduk, Dark Funeral, Setherial e soci.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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