Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:36 min.
Etichetta:Battlegod Productions

Tracklist

  1. THE LINE IN BETWEEN
  2. DEMON
  3. ERADICATION OF THE INDIVIDUAL
  4. SVARTSYNT
  5. DEMONIC ALLIANCE
  6. NEW BRUTAL VITALITY
  7. RANDOM NUMBERS
  8. BLEEDING RUST
  9. FUCK THE FAME

Line up

  • Steffan Shulze: vocals, bass
  • Andreas Vagane: lead guitar
  • Oivind Vagane: drums

Voto medio utenti

Norwegian do it better… c’è poco da fare, quando si parla di metal estremo lì su nelle fredde lande hanno sempre una marcia in più. Per chiarire subito un punto, però, pur se stiamo parlando di Norvegia, in questo caso scordatevi il black metal, visto che in “Demonic alliance” non ve n’è traccia. Lo stile proposto dagli Harm, infatti, è un furioso e tagliente thrash metal, venato da innesti death metal buttati qua e là per arricchire il sound. Niente melodie, niente compromessi, soltanto nove tracce al fulmicotone sparate in your face, nove schegge impazzite governate da una velocità quasi sempre elevatissima, che se da un lato non dimostrano nulla di innovativo, dall’altro convincono grazie alla genuinità della proposta e alla capacità che ha il nostro trio di orchestrare brani semplici e lineari, senza cercare null’altro che la devastazione sonora… Ad aiutare questi tre macellai nella loro impresa una produzione di tutto rispetto, forse leggermente troppo moderna vista la proposta sonora dei nostri, ma che tutto sommato rende bene giustizia alle composizioni, mettendo ben in evidenza sia le chitarre, sia, e forse soprattutto, il basso, vero locomotore del gruppo, con un suono corposo e potente, un po’ alla Schmier, per capirci. E l’esempio del gigantesco singer dei Destruction non è stato fatto a caso, visto che anche musicalmente i punti di contatto con la scena tedesca sono certamente più rilevanti rispetto a quelli con la scena americana, alla quale i nostri dimostrano decisamente indifferenza. Brani nudi e crudi, quindi, trascinati da quella belva di Oivind Vagane e dalla sua batteria, un vero e proprio treno in corsa, grezza, potente e precisa, sulla quale Steffan Shulze può urlare tutta la sua rabbia. Sì, parlo di urla perché il suo stile non è certamente delicato e melodico, anzi, però a differenza di tanti altri suoi colleghi dei giorni nostri (chi ha detto Diamond Plate?) riesce a convincere e soprattutto a non risultare fastidioso, anche se di certo non stiamo parlando di un genio delle corde vocali, visto che le sue linee sono per lo più semplici e in armonia con i riff. Semplici ma efficaci, quindi, come del resto tutto lo stile del gruppo… A rendere il tutto ancora più completo ci pensano la copertina, violenta e grezza come è giusto che sia, e il DVD allegato che la Battlegod Productions ha deciso di regalare ai fans, contenente due versioni del video che la band ha girato per il brano “My demon”, il making of dell’album e varie foto, certo nulla di imprescindibile, ma quando è gratis non si guarda in faccia nessuno, giusto? Tornando alla musica, nove brani rivolti quasi esclusivamente ai thrash maniac, visto che nulla aggiungono di nuovo a quanto già ascoltato altre mille volte, che, però, hanno dalla loro una freschezza e una genuinità che fanno sì che l’album si lasci ascoltare tutto d’un fiato dall’inizio alla fine, vista anche la beve durata del tutto. Giusto per fare due o tre titoli, anche se il livello delle song è abbastanza omogeneo, direi che “Eradication of the individual”, la titletrack e l’opener “The line in between” hanno una marcia in più, così come la conclusiva “Fuck the fame”, una mazzata tra capo e collo, sparata ancora una volta ad una velocità incredibile, giusto sigillo ad un album che non lascia feriti… Ok, gli Harm non hanno certo contribuito, con questo loro secondo CD, all’evoluzione della nostra amata scena metal, ma chi ha detto che dovevano farlo? Hanno semplicemente svolto ottimamente il loro lavoro, e di questo siamo contenti. Le evoluzioni stilistiche e i voli pindarici li lasciamo ad altre band, per ora ci accontentiamo di sparare al massimo del volume “Demonic alliance”, nella speranza che il nostro povero e martoriato collo resista ancora una volta al supplizio a cui lo sottoponiamo a suon di furioso headbanging…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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