Kevin Ridley - Flying in the Face of Logic

Copertina 9

Info

Anno di uscita:2011
Durata:non disponibile
Etichetta:DR2 Records
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. FLYING IN THE FACE OF LOGIC
  2. EAT THE SUN
  3. ANGEL AT HARLOW GREEN
  4. DE PROFUNDIS (BACK HOME AGAIN)
  5. THE LINTON FLYER
  6. GOOD INTENTIONS (A YOUNG MAN'S TALE)
  7. POINT OF DEPARTURE
  8. (WE ALL GET) WHERE WE WANT TO GO
  9. STILL LUCID AFTER ALL THESE BEERS
  10. WHICH IS WHY
  11. KNOTWORK
  12. THEY DANCE TILL TOMORROW
  13. LOST FOR WORDS
  14. FLYING IN THE FACE OF LOGIC

Line up

  • Kevin Ridley: Voce, chitarra acustica ed elettrica, mandolino, sintetizzatori e batteria sequenziale
  • Arron Walton, Paul Smith: Batteria
  • Dave Anderson, Graeme English: Basso
  • Andy May: Flauto di Pan, Fisarmonica, Flauti
  • Steve Ramsey: Chitarra elettrica
  • Sophy Ball, Tom Gregory Smith, Georgina Biddle: Violino

Voto medio utenti

Dunque, prendete la pubblicità di McDonald's, quella in cui dovete prendere un certo numero di amici e fiondarvi a mangiare degli orrendi panini inzuppati di salsa. Ce l'avete tutti presente vero? Ecco ora facciamo un giochino: gli amici teneteli, quanti ne volete, al posto dei panini di McDonald's metteteci una buona birra, dell'idromele o del sidro e come colonna sonora infilate nello stereo "Flying in the Face of Logic" di Kevin Ridley. Ecco, avete appena ricreato in casa vostra la tipica atmosfera da pub irlandese/scozzese. Bello vero?

Bellissimo, dico io, e non lo dico soltanto per il mio assodato amore per l’Irlanda. Il primo disco solista di Kevin Ridley, noto ai più come lo storico produttore e più recentemente vocalist dei sovrani e inventori del folk-metal Skyclad, è un disco FA-VO-LO-SO. Potrei chiudere qui la recensione e dirvi semplicemente "Ascoltatevelo", ma mi piace essere prolisso e quindi due parole sul disco ho voglia di dirvele comunque, magari per provare a convincere quei pochi scettici che ancora stanno leggendo.
Il disco parte in maniera davvero particolare con la "Flying In(tro)", 47 secondi netti in cui una chitarra e la voce effettata di Ridley ci portano a cavallo tra gli anni '50 e i '60, generando un'atmosfera un po' alla Beatles che viene immediatamente spazzata via dal folk crudo e puro di "Eat the Sun", canzone in pieno stile Skyclad in cui Kevin e il suo gruppo di musicanti ci trasporta diretti nel pub di cui sopra, incrociando perfettamente un mondo lontano e antico come quello magico del folk a atmosfere più moderne e "metallose", con le chitarre elettriche a combattere cavallerescamente coi violini e le fisarmoniche.
Melodie che rimangono impresse nel cervello fin dal primo ascolto, come quella di "Angel at Harlow Green", che da principio fa viaggiare con la fantasia e imprime sul volto di chi la ascolta un sorrisone a 32 denti. La caratteristica che permea tutto il disco è infatti l'allegria, che si traduce in aria di festa e in freschezza, anche in fase compositiva, cosa che permette a "Flying in the Face of Logic" di non risultare assolutamente mai noioso. L'unica pecca che si può riscontrare è un pochino ripetitiva in alcuni passaggi, con qualche canzone che si assomiglia un po', ma è davvero una briciola in confronto alla bellezza di un disco davvero da applausi, un'orchestra naturale di fiumi, radure, fate e boschi incantati capeggiata magistralmente da un direttore d'orchestra qual'è Kevin Ridley.
Citare qualche altra canzone in particolare è davvero al limite dell'utilità, ma è impossibile non rimanere affascinati ad esempio dal flauto che introduce la Skycladiana "Good Intentions", o dalle atmosfere quasi prog della successiva "Point of Departure", un brano che sembra uscito direttamente dalla penna dei Pink Floyd. Così com'è difficile non essere trasportati nella danza che scaturisce da "Still Lucid after all These Beers" e "They Dance Till Tomorrow", tracce che fin dal titolo lasciano trasparire quell'atmosfera festaiola di cui parlavo prima. E come non parlare di "Lost for Words", quasi una ninna-nanna che ci conduce al termine del disco, traccia che mi ha ricordato a tratti gli scandinavi Kaipa.
Si finisce poi dove si era cominciato, con “Flying Out(ro)”, stessa melodia dell’intro ma con sonorità decisamente più moderne sia nella voce sia nella chitarra, come se durante questi lunghi minuti avessimo viaggiato nel tempo, oltre che nello spazio e nella fantasia.

Ogni palato viene quindi accontentato in questo lavoro, risultando davvero appetibile a chiunque apprezzi la buona musica, in particolare quella etnica e folk. Stra-consigliato ovviamente a questi ultimi, ma mi sento davvero di proporlo a tutti, perché sono sicuro che il buon Ridley, irradiato dal potere degli antichi druidi, abbia la capacità di convertirvi al suo credo e trasportarvi nel suo magico mondo. Provare per credere!

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 set 2011 alle 23:42

Anch'io, incuriosito, ho cercato qualcosa in rete e devo dire che l'impressione da quello che ho potuto ascoltare è stata molto positiva. Possibile acquisto... ;-)

Inserito il 18 set 2011 alle 23:27

Son qua apposta :P

Inserito il 18 set 2011 alle 23:19

Mi hai incuriosito Gandy!

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