Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2004
Durata:non disponibile
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. STAR-SPANGLED BANNER
  2. DECLARATION DAY
  3. WHEN THE EAGLE CRIES
  4. THE RECKONING
  5. GREENFACE
  6. ATTILA
  7. RED BARON/BLUE MAX
  8. HOLLOW MAN
  9. VALLEY FORGE
  10. WATERLOO
  11. WHEN THE EAGLE CRIES (UNPLUGGED)
  12. GETTYSBURG (1863) - THE DEVIL TO PAY
  13. GETTYSBURG (1863) - HOLD AT ALL COSTS
  14. GETTYSBURG (1863) - HIGH WATER MARK

Line up

  • Tim "Ripper" Owens: vocals
  • Jon Schaffer: guitars
  • James McDonough: bass
  • Ralph Santolla: guitars
  • Richard Christy: drums

Voto medio utenti

Finalmente ci siamo! Abbiamo dovuto aspettare il gennaio del 2004 per vedere alla luce questo nuovo disco degli Iced Earth e dopo tutte le polemiche, le vicessitudini che hanno accompagnato la band negli ultimi mesi e le perplessità che potevamo avere nei confronti di "The Glorioius Burden", la band americana, anzi, il mastermind per eccellenza, Mr. Jon Schaffer non ha tradito nessuna delle aspettative, dimostrando ancora una volta le proprie capacità e la propria dedizione totale negli Iced Earth. Come ormai tutti saprete, il nuovo cantante è l'ex Judas Priest Tim Owens e la dipartita di Matthew Barlow, cantante dalle doti eccezionali e front-man dotato di fortissima personalità se n'è andato, tra le polemiche e l'amarezza generale dei fans. Una volta incassato questo duro colpo era il momento di capire se Tim sarebbe stato il degno successore. Oltre a questo, i fans e gli addetti ai lavori avevano un disco nuovo da giudicare, da ascoltare e da assimilare....tutta quest'attesa insomma ha donato a "The Glorious Burden" una crucialità ed un'importanza come mai era successo prima nella storia del gruppo per l'uscita di un disco. Il singolo apripista uscito alla fine del 2003 non è stato abbastanza per capire effettivamente cosa erano diventati gli Iced Earth anche se la carne al fuoco era davvero tanta...anzi troppa (erano presenti ben 4 pezzi interi tratti dal disco!!). "The Reckoning" si è presentata sin da subito come una splendida song in puro "Iced-style" con le incredibili chitarre ritcmiche e la batteria perfetta a cura dell'eccezionale Richard Christy a farla da padrone. La voce si è presentata subito degna del lavoro, ma c'era ancora da capire se l'intero disco avrebbe retto. Ora che abbiamo tutte le canzoni di fronte cosa possiamo dire? Io personalmente trovo che Jon Schaffer e soci siano tornati più forti che mai e che le canzoni siano di gran lunga tra le migliori se diamo uno sguardo all'ultimo periodo (soprattutto dopo il buono ma non del tutto convincente "Horror Show"). E così con un inizio un tantino patriottico (eh già il caro Schaffer ci ha musicato in chiave metal, l'inno americano...!) parte questo "The Glorious Burden", fatto di songs heavy e cadenzate come "Declaration Day" o "Valley Forge", di mazzate power/thrash come "The Reckoning", "Greenface" o la splendida "Red Baron/Blue Max" e intervallato da due pezzi epici sopra le righe come "Attila" e "Waterloo". A completare il tutto, due lenti "When the Eagle Cries" e "Hollow Man", la prima commovente e riuscita, la seconda un pò meno accattivante. Non contenti di tutto questo, a concludere l'album arriva un secondo cd (nella versione limitata, mentre in quella normale dovrebbe essere tutto assieme, a parte una tracklist differente e l'assenza di intro e "Greenface") contenente una suite incredibile, fatta di tre canzoni per una durata di circa mezz'ora di musica...epica, stravolgente, a tratti sinfonica, delicata, a tratti fuirosa e devastante, grazie alle chitarre serrate all'uso di una vera e propria orchestra; questa è Gettysburg (1863). Inutile dire che l'intero album è un concept basato su vari avvenimenti bellici avvenuti nel corso della storia. In definitiva insomma, "The Glorious Burden" è un album eccezionale, dove confermiamo l'ottimo stato di salute della band e dove diamo il benvenuto (dopo aver dato un caloroso e sentito saluto a Matthew Barlow) a un singer eccezionale quale Tim Owens. Da avere!
Recensione a cura di Davide 'Damnagoras' Moras

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