Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2002
Durata:62 min.
Etichetta:Music For Nations
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. WREATH
  2. DELIVERANCE
  3. A FAIR JUDGEMENT
  4. FOR ABSENT FRIENDS (INSTRUMENTAL)
  5. MASTERS APPRENTICES
  6. UNTITLED (BY THE PAIN I SEE IN OTHERS)

Line up

  • Mikael Åkerfeldt: vocals
  • Mikael Åkerfeldt: guitars
  • Peter Lindgren: guitars
  • Martin Mendez: bass
  • Martin Lopez: drums

Voto medio utenti

Gli immensi Opeth sono tornati. ‘Deliverance’ è il titolo della loro ultima fatica, che, qualora ve ne fosse il caso, mostra per l’ennesima volta uno dei loro vari trademark…ovvero 6 songs per un totale di 62 minuti…10 minuti a song (e si, direi di si, sono sempre loro!)…inezie: ogni song brilla di pura luce, di pura classe, come di solito è per il loro standard. ‘Deliverance’ segue a grandi linee l’opera precedente, ovvero ‘Blackwater Park’, anche se forse la divergenza più sostanziale è da ricercarsi nella violenza delle songs, in questo platter molto meno accentuata, lasciando più spazio alle atmosfere ed al riffing più ricercato, giocando più sulle emozioni delle tracks, fermo restando un ottimo songwriting, intriso di pura e cristallina classe. Penso che sia veramente complicato andare a snocciolare song per song (visto la durata media e la moltitudine di cambi di tempo e di umori), così indicativamente, posso dirvi che l’opener ‘Wreath’ mette in mostra da subito un atteggiamento minaccioso, ove la voce growl la fa da padrone (pur rimanendo la song sul medio tempo), la titletrack ‘Deliverance’ sarà sicuramente un must del combo, in quanto song in grado di regalare pathos a profusione, giocata su un alternarsi di voci growl e pulite (molto vicine a Mr. Dan Swano ed ai suoi Nightingale), mentre su un substrato musicale molto Prog, le chitarre soliste disegnano partiture ornamentali tonde ed ipnotiche. ‘A Fair Judgement’ si apre con un piano drammatico, disperato, prima di aprirsi in melodie eteree ove le clean vocals accentuano questa sensazione di desolazione, prima che la song si gonfi e, dinamicamente, torni sulle stesse atmosfere iniziali…una song intimista, che riesce a scardinare le difese del listener, per poi fermare il tempo; almeno per 10 minuti. ‘For Absent Friends’ è una song solo ed esclusivamente strumentale, di breve durata, di derivazione pinkfloydiana, che si lascia ascoltare magnificamente, in grado di trasmettere calma e tranquillità, che subito spariscono con la seguente 'Masters Apprentices', dal mood roccioso e maligno, mentre ‘Untitled’ rappresenta forse l’episodio più enigmatico dell’album: una song infetta, ricca di cattiveria e di dolore, ovviamente in stile Opeth! Gli Opeth non sono una band facilmente “descrivibile” e catalogabile…anche questo ‘Deliverance’, tanto per cambiare, mostra un suono unico, ove Progressive Metal, Depressive Metal, Doom, Death Metal, Gothic Metal mischiandosi tra di loro danno vita ad un’unica creatura, che non disdegna assaggi psichedelici e divagazioni simil Jazz, di ottima fattura ed ispirazione. Forse il precedente ‘Blackwater Park’, era più crudele e violento, e forse con questo ultimo lavoro la band svedese si è voluta spostare (anche se di poco) verso sonorità più groovie e più rock oriented, ma la classe rimane sempre e comunque classe…Opeth: sempre simili a se stessi ma comunque sempre diversi.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli
Che album!

Un 8/10 se lo merita!

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