Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2003
Durata:65 min.
Etichetta:Massacre
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. HEAVY METAL BATTLECRY
  2. INTO THE STADIUMS
  3. REIGN IN GLORY
  4. WILL OF THE COBRA
  5. DEFENDER OF THE BRAVE
  6. LORD OF THE DAMNED
  7. HEROES
  8. THUNDER IN THE SILENCE
  9. TROOPERS OF STEEL
  10. FALCON IN THE STORM

Line up

  • Terek Maghary: vocals
  • Rolf Munkes: guitars
  • Udo Keppner: guitars
  • Martin Hehn: bass
  • Michael Grater: drums
  • Andy Moll: keyboards

Voto medio utenti

Prendete in egual misura il sound di Accept, Judas Priest, Manowar e Iron Maiden, aggiungete un litro di tamarraggine concentrata , mescolate per bene e quello che otterrete non sarà molto diverso da questo "Reign in Glory". ll secondo disco della band tedesca non si discosta infatti di una virgola dagli stilemi dell'heavy metal più classico e non aggiunge nulla di nuovo alla proposta della band, capitanata dal singerTerek Maghary. L'opener "Heavy Metal Battlecry" è un canonicissimo ma piacevole up-tempo con riff veloci e taglienti, batteria "doppiacassaamanetta" e voce grintosa, palesemente ispirato ai quattro inimitabili guerrieri di New York (il break melodico al centro del pezzo è la copia sputata di quello di "Hail And Kill"). Segue "Into The Stadiums", mid-tempo destinato ad entrare nell'olimpo dei pezzi più "cafoni & tamarri" della storia: "We conquer all the stadiums with metal and pride / into the stadiums tonight" recita il geniale testo...una vera e propria delizia per le orecchie di legno di noi nostalgici dei bei tempi andati... e tanto per non essere banali, alla fine del pezzo, il ritornello si alza di una terza...una trovata fenomenale! La title track è invece una song lenta e cadenzata in cui la fanno da padrone la voce di Terek Maghary e la batteria, spesso così quadrata da risultare quasi noiosa, di Michael Grater. "Heroes" e "Falcon In The Storm" mostrano invece la band alle prese con ritmi più lenti e melodie più tranquille: esperimento riuscito solo in parte, visto che entrambi in pezzi presentano qualche buone idea che però affonda quasi subito in un mare di noia. Notevole invece "Defender of The Brave", pezzo che paga un altissimo tributo alle più classiche melodie degli immortali Running Wild (la lead subito dopo l'intro ne è un esempio lampante). Dal punto di vista tecnico non si può definire i Majesty dei virtuosi, se infatti si esclude qualche buon assolo di Rolf Munkes, le parti sono spessissimo piatte, semplicistiche e suonabili da chiunque abbia un minimo di confidenza con lo strumento in questione (voce compresa!). Per quanto invece riguarda la produzione, non si può non lodare il buon lavoro fatto agli House of Music Studios: se non si considerano infatti i suoni di cassa e rullante, il resto degli strumenti ha un ottimo impatto, in particolar modo le chitarre, graffianti al punto giusto. I Majesty dunque hanno creato un disco assolutamente banale, scontato e già sentito, che ha però il pregio innegabile si lasciarsi ascoltare tranquillamente dell'inizio alla fine (e sapete bene quanto sia difficile raggiungere oggigiorno un risultato come questo), di divertire e - a tratti- di coinvolgere egregiamente l'ascoltatore di turno. Se avete voglia di farvi stupire da geniali invenzioni musicali lasciate pure perdere, ma se siete dei sempliciotti "ignoranti" come il sottoscritto non potrete evitare di alzare "a manetta" il volume dello stereo su "Into the Stadiums". Probabilmente in capo a due settimane non mi ricorderò più nemmeno chi siano i Majesty, ma adesso "We conquer all the stadium with metal and with pride"!!!
Recensione a cura di Marco 'Magò' Colombo

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