Inarrestabile, la rinascita dell’heavy rock muscolare e rissoso continua a generare nuove formazioni, specialmente negli States.
Dopo aver goduto recentemente dei lavori di Five Horse Johnson e Throttlerod, è il turno dei carneadi Camarosmith i quali al loro debutto si permettono di parodiare nientemeno che i Black Sabbath, imitando la celeberrima copertina di “Sabotage”.
Questi cinque montanari con la passione per il rock una carriera come quella dei Sabs se la possono sognare, anche se alcuni di loro non sono alle prime armi avendo militato negli Zeke, ciò non toglie che siano dotati di tanta rozza energia e di beata ignoranza, incanalata nella forma canzone da quel vecchio marpione di Jack Endino.
Così abbiamo un disco che farà la gioia di chi ascolta Sixty Watt Shaman, Roadsaw, Halfway to Gone, e tutta la ciurma di magnifici perdenti del rock contemporaneo. Zero eleganza, zero raffinatezza, totale predisposizione a fare casino, suonare una mistura di hard’n’heavy d’assalto ed azzeccare qualche motivo memorizzabile. Trent’anni fa avrebbero incendiato le grandi arene insieme agli Mc5, oggi si devono accontentare delle bettole da disperati per far posto agli aristocratici strateghi dello strumento. E dire che di chitarre che urlano con la passione selvaggia di “It’s alright”,”This need” o della torrenziale “Running free” se ne trovano poche ai nostri giorni, e la voce virile e tormentata di “Devil” Rew ci ricorda ancora una volta cos’è una grinta da vero rocker.
Cuore ed heavy rock, solito disco per pochi intimi.
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