Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2011
Durata:47 min.
Etichetta:Magna Carta

Tracklist

  1. THE MACHINE STOPS
  2. SUMII
  3. POLAR ROSE
  4. SIGMA
  5. ORDO AB CHAO
  6. LEFT RIGHT PARASITE
  7. ESOTERIKA
  8. SPOOK
  9. WHISTLEBLOWER
  10. STRANGER

Line up

  • Stefano S. Amelio: vocals, programming, big brother
  • Mathias A. Devereaux: guitars,vocals, synthesizers, illusions
  • Mark Davidson: big bad bass man, webmaster
  • Jake Hamilton: drums, sorcery

Voto medio utenti

"Ordo Ab Chao", ovvero l'Ordine dal Caos.

No, non è un concept album sulla situazione dei miei armadi. Non è nemmeno un vero e proprio concept album, a dirla tutta. Gli elementi comuni ad ogni canzone ci sono, un fil rouge che si dipana lungo tutto l'album e ci parla di teorie cospirazionistiche, di sette massoniche e di strani e inspiegabili eventi (argomento comune a molte band odierne, vedi l'ultimo Scar Symmetry), ma niente storia di base, diciamo un concept solo sulla carta.

Ma chi sono questi Android Meme? Per prima cosa, precisiamo che questo "Ordo Ab Chao" è il loro album di debutto, e onestamente si sente. C'è ancora un po' di confusione tra le varie tracce, che risultano molto diverse stilisticamente l'una dall'altra, cosa che può trarre in inganno l'ascoltatore meno attento, quello che magari all'ascolto della techno-pop "Sumii" li bollerebbe come gruppetto da disco-pub e finirebbe li il loro ascolto.
Niente di più sbagliato per quanto mi riguarda. Gli Android Meme hanno talento da vendere e ascoltando l'album per intero, si sente eccome. Questa diversità propositiva riesce a diventare il loro punto di forza, offrendo a chi ascolta una varietà di sotto-generi capaci di accontentare e unire i gusti più svariati.
Canzoni come "Left Right Parasite" o come "The Machine Stops" sono dei veri e propri inni al prog-rock di Genesis e Depeche Mode, mostri sacri dai quali i 4 ragazzi canadesi mostrano e dimostrano più di una volta di trarre spunto. Ma siamo nel 2011, quel prog non basta agli Android Meme, che mischiano il tutto con un po' di TooL e una spruzzata di Muse, sfornando canzoni più moderne nel sound e decisamente valide, come la title track o la conclusiva "Stranger", che non sfigurerebbe sicuramente su un album di Maynard e soci.
L'unico appunto da fare agli Android Meme è il look, dannatamente tamarro, troppo tamarro. Ditemi voi se il cantante Stefano Amelio (di chiare origini italiane peraltro) non assomiglia in maniera impressionante a Carmine Faraco, lo stereotipato "uomo dei pecché" di Zelig. Ok che gli emo spopolano, ma un gruppo che suona della così buona musica ha davvero bisogno di conciarsi così? Date un'occhiata al video della già citata "Sumii" per rendervi conto di cosa voglio dire..canzone abbastanza pop, look da emo-band e il rischio di vedersi sbattuta la porta in faccia dai rockers più radicali diventa ancora più grande. Se invece il trucco (gioco di parole riuscito) è proprio quello di attirare MTV e i giovincelli all'ascolto, niente da obiettare dal punto di vista del marketing. Personalmente però, avrei preferito un look maggiormente rock-oriented.

Ma l'abito non fa il monaco, quindi non facciamoci troppo distrarre dal contorno. Gli Android Meme sono una band validissima, che con un pizzico di personalità in più e un bel po' di grinta potrebbero veramente diventare una bella realtà del panorama prog/alternative mondiale. Li aspettiamo al varco con il loro prossimo album, vedremo se saranno maturati come speriamo.
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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