Peccato che "Infinity Through Purification" in circa una decina di ascolti non sia mai riuscito ad acchiapparmi, finendo sempre per dissolversi in secondo piano. Peccato perchè il gruppo tecnicamente ci sa fare, ma è il songwriting ad essere troppo vago e impreciso per poter lasciare il segno. Innanzitutto lo sviluppo dei pezzi sembra spesso casuale, per cui capiterà di ascoltare una sfuriata pazzesca seguita a ruota da una parte più cadenzata senza alcuna soluzione di continuità. Il gruppo spinge troppo spesso sull'acceleratore, pensando che la brutalità e la freddezza nell'esecuzione siano sufficienti per trasformare questi pezzi in capolavori... ma la realtà dimostra che senza un minimo di groove il polpettone resterà sempre difficile da digerire. La lezione da imparare è quella di Bloodbath e Blood Red Throne: come rivitalizzare il death metal senza inventare nulla di nuovo, pur pescando da una storia lunga ormai vent'anni. I Diabolic suonano troppo simili ai loro colleghi americani, e in più peccano in coesione, solidità e coerenza dei pezzi. Di tutti i riff proposti dalla band, da quelli più semplici a quelli più complessi, non ce n'è uno che riesca ad uscire dal mucchio, e anche questo rende difficile l'assegnazione di un'identità ai vari pezzi. Qui non ci sono le ossessioni dei Morbid Angel, nè l'oscurità dei Nile, nè tantomeno la lisergicità dei Suffocation: i Diabolic sono andati vicini a fare finalmente il colpaccio, ma dovranno decidersi a rendere più consistente il loro songwriting se vorranno rendersi ancora più incisivi e micidiali! Tecnicamente la band non ha nulla da invidiare a quelle più blasonate, e anche il growling del cantante risulta convincente nonostante qualche futile accenno di screaming. Tuttavia, nonostante la sufficienza stiracchiata, consiglio a tutti i fan del death metal di dare una possibilità ad "Infinity Through Purification"... può anche essere che sia io a non aver capito niente di quest'album!