Copertina 6

Info

Anno di uscita:2003
Durata:41 min.
Etichetta:Fourxsound
Distribuzione:Hitland

Tracklist

  1. SU DI ME
  2. AMORE AMARO
  3. RISPETTO A TE
  4. DENTRO ME
  5. VOLARE VIA
  6. SOGNANDO
  7. LE MIE MANI CONTRO IL VENTO
  8. INTORNO A NOI
  9. CAMBIERÒ CON TE
  10. AL BUIO

Line up

  • Marco Brugioni: vocals, guitars
  • Alessandro Pioli: guitars, piano
  • Andrea Cesaretti: bass
  • Piero Niviera: drums

Voto medio utenti

I lucchesi An Cat Dubh sono nati nel 1995 come cover band ma già da alcuni anni hanno iniziato a comporre materiale originale, tanto che nel 2001 sono arrivati ad autoprodursi un EP dal titolo "Piercing". "CDa" è la loro prima uscita discografica ufficiale, arrivata dopo una lunga gavetta che ha portato la band a collezionare più di cinquecento concerti e anche diverse partecipazioni a vari concorsi musicali. Nella musica degli An Cat Dubh sono molto forti le influenze di gruppi come gli U2 (il loro nome è infatti uguale al titolo di un pezzo tratto da "Boy", il primo album del gruppo irlandese) e di certa new wave. In particolare alcuni brani mi hanno ricordato fortemente una delle formazioni inglesi più interessanti degli anni ottanta, e cioè gli Echo & The Bunnymen di Ian McCulloch, il cui tipico sound a cavallo tra rock, psichedelia e brit pop si ritrova in tracce come "Le mie mani contro il vento" e "Intorno a noi". In realtà l'impressione è che il gruppo sia ancora pesantemente condizionato dal proprio passato di cover band e tenda a far assomigliare un po' troppo i propri pezzi a quelli di formazioni molto conosciute. Questa vicinanza con cose già sentite è sì relativa all'aspetto prettamente musicale ma riguarda anche l'uso della voce che, pur variando abbastanza da pezzo a pezzo, spesso e volentieri ricorda un po' troppo certe timbriche piuttosto familiari, in particolare quella di Bono Vox dei già citati U2 (a questo proposito basta andarsi ad ascoltare episodi come "Su di me" o "Amore amaro"). Da un punto di vista formale comunque l'album raggiunge dei buoni livelli ed appare abbastanza convincente: anche l'uso della lingua italiana è una scelta apprezzabile, e spero sia indicativa di un progressivo distacco da certi stereotipi davvero un po' troppo abusati. Sicuramente una band da tener d'occhio, che per il momento ha dimostrato di avere alcuni limiti ma anche delle discrete potenzialità e che forse, in futuro, potrebbe riservare qualche sorpresa interessante.
Recensione a cura di Angela 'Grendel' Benemei

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