Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:51 min.
Etichetta:Fog Foundation

Tracklist

  1. SON OF THE WAR
  2. WHERE’S MY GOD
  3. WARRIOR OF THE NORTHERN
  4. LEGENDS WILL SING THROUGH THE WIND
  5. BORN IN FIRE
  6. ETERNAL WIND

Line up

  • Drakhen: vocals, all instruments

Voto medio utenti

Quando si dice il destino e le coincidenze.
A quasi tre anni dall'aver letto l'ardente recensione dell'illustre Grazioli, pur con colpevole ritardo, avevo appena acquistato l'esordio dei Crom, "Vengeance" (2008) ed ecco che mi capita per le mani questo "The Legends of a Viking", opera prima di un'altra one man band, anche questa palesemente ispirata ai Bathory.
Rispetto ai Crom, i Bloodshed Walhalla, creatura del nostro connazionale Drakhen, si rivelano meno melodici ma altrettanto eroici, maestosi ed evocativi, con una sola differenza sostanziale, dettata dalle vocals.
Infatti, rispetto al cantato di Walter Grosse (a mio parere accostabile a Mathias Blad dei Falconer), quello di Drakhen è maggiormente ruvido e sgraziato, ed in questo non solo più vicino a Quorthon, ma anche calzante al sound ed alle tematiche affrontate sull'album, dall'esplicativo titolo: "The Legends of a Viking".
Drakhen annulla con facilità le distanze chilometriche e - almeno credo - culturali che lo separano sia dalla sua principale fonte d'ispirazione sia dai temi affrontati, grazie a dei brani convincenti, ben composti e suonati, che godono anche di una più che discreta resa sonora.
Da rimarcare tanto l'impiego degli arpeggi di chitarra quanto il riuscito ed insistito approccio ai chorus, e se ne giovano sicuramente brani come "Where’s My God" (che riecheggia atmosfere alla "Conan il Barbaro") e la marziale "Warrior of the Northern", ma i Bloodshed Walhalla non lasciano brecce a critiche nemmeno quando le partiture si allungano ben oltre i dieci minuti di durata, come nel caso di "Legends Will Sing Through the Wind" e dell'avvolgente "Eternal Wind", a cui è affidata la conclusione dell'album e che oltre alle influenze nordiche rimanda pure ai Manowar più epici, che a mio parere restano quelli di "Into Glory Ride".

Complimenti, quindi, a Drakhen ed alla Fog Foundation che gli ha dato fiducia... ampiamente meritata!
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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