Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:56 min.
Etichetta:Exile on Mainstream

Tracklist

  1. THE MAKER
  2. BREATH OF LIFE
  3. THOUGH HE SLAY ME
  4. PSALM
  5. DAYSPRING
  6. TIMELESS HEARTS
  7. HE’S GOD
  8. DESPERATION
  9. AS A DOG RETURNS

Line up

  • Victor Griffin: guitars, vocals
  • Lee Abney: bass
  • Tim Tomaselli: drums

Voto medio utenti

E’ ormai un decennio che Victor Griffin, già chitarrista dei seminali Pentagram, porta avanti il suo progetto Place of Skulls, giunto al quarto album. Si tratta di una heavy doom band purtroppo sempre in cerca di stabilità, visto il numero di musicisti transitati nelle sue fila, dall’onnipresente “Wino” Weinrich al drummer Pete Campbell (Sixty Watt Shaman, The Mighty Nimbus) al bassista Ron Holzner (Trouble, Debris Inc.) ed altri ancora. Ora pare che il trio del Tennessee abbia trovato la formula giusta, anche se va detto che i suoi lavori hanno sempre goduto di ottimo livello qualitativo. Non fa eccezione il presente “As a dog returns”, che recensiamo con qualche ritardo a causa d’imprevedibili problemi tecnici.
Lo stile dei PoS si conferma un doom intenso e “spirituale”, alla maniera di Seventh Void, Hidden Hand, Abdullah, Reino Ermitano, ecc, le cui origini si possono trovare nella scuola di Trouble o The Obsessed. Dunque una “purezza” interpretativa che concede poco o nulla ad infiltrazioni stoner, sludge o quant’altro. L’incedere è lento ed austero, ma lontano dalle pesantezze sfibranti di certo funeral doom. I brani sono costruiti con elegante solennità, circondati da atmosfere sicuramente più malinconiche che cimiteriali. Da un lato vi sono le soluzioni potenti, dinamiche e cadenzate, che pescano venature hard rock dal vasto bagaglio musicale di questi veterani, vedi l’introduttiva “The maker” o “Timeless heart”, dove emerge una gelida armonica dal retrogusto bluesy. Dall’altro, momenti che possiamo definire “melodic doom”, quali una vera e propria dark ballad come “Breath of life” oppure le ampie, articolate e raffinate strutture di “Psalm” e “Dayspring”, splendido esercizio Sabbath-iano di struggente trasporto.
Sicuramente, oltre al notevole lavoro chitarristico, anche le vocals limpide ed emotive di Griffin hanno il loro peso nell’economia della band, così come la sua passionalità nell’interpretare i testi di matrice cristiana.
Per quanto riguarda l’influenza seventies, presente ma non invadente, viene in qualche modo testimoniata dalla cover di “Desperation”, antica canzone degli Steppenwolf, oltre che dal consueto, inconfondibile mood, parte del dna di questo tipo di formazioni.
Questo è il disco più maturo e personale realizzato finora dai Place of Skulls, un eccellente esempio di heavy doom plumbeo, adulto, classico ed affascinante.

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