Big Guns (ITA) - Between Pleasure And Addiction

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:38 min.

Tracklist

  1. DYUGHALAND
  2. TWEEN PLEASURE AND ADDICTION
  3. WASTED
  4. PRISONER OF MY WAY
  5. TRASH DEAD CITY
  6. NO COMPROMISE
  7. WAKE UP
  8. NEXT TUESDAY
  9. TICKET TO L.A.
  10. SLAVE TO THE VICE
  11. THE VIRTUE OF THE SICK

Line up

  • Sexy Jaxy: vocals
  • Simmi Wild : bass
  • Nikki Larsen: guitars
  • Sneaky Cioe: guitars
  • Mr. Kinder: drums

Voto medio utenti

I Big Guns sono italiani, di Treviso per la precisione, ma se non fosse per una pronuncia inglese leggermente deficitaria, potrebbero tranquillamente passare per uno dei tanti gruppi americani o scandinavi innamorati dei marciapiedi degenerati del Sunset Strip anni ’80 e tuttavia ben consci che quell’epoca leggendaria e maledetta è irrimediabilmente passata e difficilmente potrà ritornare.
Anzi, dirò di più … lo street metal dei veneti è talmente impetuoso, graffiante ed effervescente da collocare la band ai vertici di quella schiera di formazioni emergenti (con l’Italietta ben rappresentata … è doveroso sottolinearlo) cresciute con Motley Crue, L.A. Guns, Guns n’ Roses, e Skid Row costantemente nelle orecchie e che conoscono altrettanto bene le mosse di chi ha saputo “aggiornare” al meglio quei suoni e quell’attitudine, in un percorso musicale e genealogico che va dai Crashdiet fino agli Innocent Rosie e ai Vains Of Jenna, passando per Buckcherry, Beautiful Creatures, Space Age Playboys e Velvet Revolver.
In poche parole, sound consolidato e una freschezza capace di allontanare quel fastidioso senso di revival stantio che renderebbe il quadro complessivo più vicino al “tributo” che ad una proposta artistica di levatura superiore.
E pensare che in qualche modo i Big Guns “appartengono” proprio a quel “mondo” (essendo stati in passato proprio una valida cover-band degli Skid Row), ma evidentemente il tutto è poi stato propedeutico, nel momento di una rischiosa esposizione “in prima persona”, al consolidamento di una sorprendente esibizione che ha nel rigore formale un solido contrassegno di “fedeltà” stilistica e affida alla verve e allo slancio compositivo il ruolo di classici valori aggiunti.
Look e nicknames da “copione”, tecnica affidabile, spregiudicatezza, chitarre sporche e taglienti, linee melodiche ficcanti e dirette e una voce piacevolmente Bach-iana, costituiscono i dati salienti di un disco davvero godibile e talmente “professionale” da farti quasi dimenticare che si tratta di un’autoproduzione.
Dimenatevi e sgolatevi con le turbolente viziosità di “’Tween pleasure and addiction”, "No compromise” e “Wake up” (dagli accenti piuttosto Crue-esque, invero), lasciate “Prisoner of my way” e la notturna “Trash dead city” insinuarsi subdolamente nei vostri sensi raggiungendo l’epicentro dell’approvazione, sudate al fremente ritmo r’n’r di “Next tuesday”, abbandonatevi alle brillanti romanticherie metropolitane di "Ticket to L.A.” o consegnatevi alle scorie punk e alla fisicità oltraggiosa e liberatoria di “Slave to the vice” e non potrete che convenire con me che riservare una particolare attenzione e concedere una chance discografica “importante” alle nostre fumanti “Pistolone” risulta praticamente un imperativo.
Youth gone wild …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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