Copertina 7

Info

Anno di uscita:2011
Durata:44 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. SLEEP SHAKE
  2. REVERB ISLAND
  3. MR. BIRD
  4. CATCH & RELEASE
  5. HAMILTON ANXIETY SCALE
  6. SCARED
  7. REJECT FALICON
  8. MEDIC
  9. SUSPEND THE DEATH WATCH
  10. ARMCHAIR TRAVEL
  11. HYPOXIA

Line up

  • Thomas Giles (Tommy Rogers): vocals, all instruments

Voto medio utenti

Chi è Thomas Giles? Non è altri che Tommy Rogers, cantante e tastierista dei Between the Buried and Me, che sceglie i suoi due nomi di battesimo come monicker per questo suo progetto solista. Vi avviso sin da subito: “Pulse” è un album difficilissimo da catalogare, affascinante nel suo essere sfuggente a qualsiasi definizione, e di certo lontano anni luce dal prog-metal che siete abituati ad ascoltare con i BTBAM.

Un album creato apposta per poter esprimere tutte quelle idee, suggestioni musicali, arrangiamenti, che nella band madre non avrebbero di certo trovato spazio. E così, “Pulse” ci presenta un guazzabuglio disarmonicamente ordinato, dalla musica elettronica quasi alla Massive Attack (“Sleep Shake”) a suggestioni post-industrial (“Catch & Release”), da richiami ai Muse (“Reverb Island”)a dolci ballate in punta di acustica (“Scared”) e molto, molto di più. Mossa decisamente coraggiosa per la Metal Blade, visto che cotale dischetto non avrà certo impatto sul pubblico medio della label; ma è anche vero che, mai come in questo momento, cavalcare l’onda dell’entusiasmo che si è abbattuta sui Between the Buried and Me sia cosa sensata e logica da fare. Un album da ascoltare cento volte, senza preconcetti, senza aspettarsi nulla se non un viaggio a tratti onirico, a volte un po’ sgraziato ma sicuramente personale ed unico, nella mente di Thomas Giles. Non so se consigliarvi l’acquisto, ma l’ascolto vi rivelerebbe lati sconosciuti della vostra musica preferita, delle sue radici, delle sue più strane ed inaspettate derivazioni.

Un’operazione quasi di auto-terapia, dunque, da parte di Tommy (che, per inciso, canta, suona tutto, produce e arrangia, in un delirio di giustificato autoerotismo artistico), che mostra, se non altro, lo spessore artistico di un musicista che ha molto da dire, dentro e fuori dalla sua band. Intrigantemente disturbante.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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