Invocator - Through The Flesh To The Soul

Copertina 5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:54 min.
Etichetta:Scarlet
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. INTRO
  2. THROUGH THE FLESH TO THE SOUL
  3. WRITHE IN SPIT
  4. ON MY KNEES
  5. FLICK IT ON
  6. INFATUATED I AM (SPEAK TO ME)
  7. THERE IS NO SAVIOR
  8. THE CHEMISTRY OF RESTLESSNESS
  9. UNDER THE SKIN
  10. FIRE CLEANSES ALL
  11. SAND BETWEEN THE TEETH

Line up

  • Jacob Hansen: vocals, guitars
  • Flemming C. Lund: guitars
  • Carsten N. Mikkelsen: bass
  • Jakob Gundel: drums

Voto medio utenti

Chi si ricorda degli Invocator di Jacob Hansen? Ahimè, pochi, come sempre... Thrash band danese della seconda ondata, gli Invocator diedero alla luce un buon album, tutt'altro che indispensabile, quale "Excursion Demise" del 1991 e si spensero poi pian piano fino a far perdere le proprie tracce. Eccoli ritornare nel 2003, anno di ritorni di lusso nel panorama thrash metal, dagli Exodus ai Death Angel e via dicendo. Prima di tutto devo dire che gli Invocator che si presentano con "Through the Flesh to the Soul" sono ben altra cosa rispetto a quel che ricordassi del loro thrash estremo... Anzi, diciamo pure che sembrerebbe di ascoltare tutta un'altra band. Chi sperava in un revival del buon vecchio thrash rimarrà deluso profondamente: questo comeback è nettamente al passo con i tempi, con le sue accordature ribassate, le linee melodiche del post-thrash e certe soluzioni moderne vicine ai Nevermore e, in fase ritmica, ai primi Meshuggah (l'intro, per esempio). "Through the Flesh to the Soul" è un disco ben suonato, con una produzione in linea alle tante (troppe) uscite del genere di questi anni, ivi comprese le boiate del pseudo-thrash svedese. Il vero problema è che si trascina alla fine accompagnato da una noia mortale. Tanti cliché oggi molto in voga, dalla scelta dei suoni alle soluzioni stilistiche, fortemente influenzate da Darkane e Soilwork, anche se nel complesso il disco mantiene una più marcata impronta americana, e soprattutto linee vocali e melodiche davvero povere e scontate. Qualche buono spunto qua e là lo si trova, soprattutto quando gli Invocator sfornano dal cilindro qualche inconsueta stranezza ritmica, ma nel complesso è davvero troppo poco. Certo era stupido e inutile aspettarsi un ritorno a vecchie sonorità, ma ci si può evolvere in molti modi, senza perdere qualità nella proposta, cosa che invece non è successa con i quattro danesi e questo loro album di ritorno. Nonostante il monicker glorioso, questo disco finisce dritto dritto tra i tanti prodotti mediocri di un mercato sovraffollato di uscite così nella media, che non dicono niente di particolare e che finiscono in fretta nel dimenticatoio. I fans di vecchia data troveranno una band stravolta, gli amanti del post-thrash un disco come tanti altri di quelli che già hanno, a chi potrà quindi interessare questo "Through the Flesh to the Soul"? Mah...

Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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